di Fabio C. Maguire
L’operazione militare speciale ha fornito i giusti presupposti per una significativa trasformazione in seno alla stessa classe dirigente russa.
Lo sviluppo della crisi ha agevolato una profonda epurazione della struttura dirigente politica di Mosca, liberandola da una quinta colonna che per anni ha compromesso e limitato il progresso culturale, mediatico ed economico del paese.
Agenti stranieri hanno operato indisturbatamente per anni in Russia, manovrando diligentemente e tacitamente la politica economica nazionale per i subdoli interessi di paesi terzi.
Con l’evoluzione bellica si è fatta sempre più visibile questa estromissione dell’élite liberale, con molti dei suoi rappresentanti fuggiti all’estero.
In particolare, è stata accolta con gioia la notizia che Anatoly Chubais ha presentato, pochi giorni fa, una richiesta al Ministero degli Interni di Tel Aviv per ricevere documenti israeliani.
Anatoly Chubais è una figura controversa, spesso criticata e malvista, specialmente in Russia.
Chubais deve la sua cattiva fama al suo trascorso politico come uomo fidato di Boris Eltsin e per il suo ruolo svolto nella fase transitoria post 1991.
Infatti, Chubais ricevette il mandato di traghettare l’economia sovietica al capitalismo, promuovendo una vasta campagna di privatizzazioni, la più grande della storia mondiale.
Si arrivò alla svendita di asset pubblici, citando il Presidente Putin, “trasferiti per spiccioli nelle mani degli oligarchi”.
Con la liberalizzazione dei prezzi dei beni di consumo e dei servizi, avvenuta a fine 1991, questi esplosero generando un iperinflazione, tanto che nel 1994 i prezzi erano aumentati mediamente di 2000 volte rispetto al 1990.
Milioni di famiglie furono ridotte alla fame e la povertà si diffuse a macchia d’olio in tutto il paese.
La privatizzazione, voluta e sostenuta da Chubais, aveva generato una netta polarizzazione sociale, con una classe oligarca sempre più ricca e potente, nelle cui mani si concentravano gli asset statali, e una massa depauperata e annichilita.
In vista delle elezioni i del 1996, la rielezione di Eltsin era fortemente dubbia.
Per ovviare al problema, Chubais riunì tutti gli oligarchi a sostegno di Eltsin, i quali investirono ingenti fondi per sostenere ed incentivare la campagna elettorale del presidente.
A seguito della vittoria, il prezzo da pagare fu altissimo, specie per il popolo russo, e si giunse così ad una seconda ondata di privatizzazioni.
“In pratica, gli oligarchi russi avrebbero finanziato il governo ad alti tassi d’interesse, prendendosi in pegno le azioni delle aziende pubbliche.
Lo stato di fatto non riusciva a onorare le scadenze e, come da attese, gli oligarchi lo espropriavano delle sue aziende, mettendole all’asta. Ad acquistarle erano a giro sempre le stesse persone, cioè gli oligarchi in persona. Per pochissimi soldi, ricevettero in consegna beni dal valore enormemente maggiore.”
Chubais fu promotore della più grande svendita dei colossi industriali russi e protagonista indiscusso del terribile collasso politico ed economico della Russia negli anni novanta.
Il Presidente Putin ha definito l’arricchimento degli oligarchi con i capitali occidentali, “la causa di un’umiliazione storica ed identitaria del paese”.
Il popolo russo festeggia l’addio alla Madrepatria di Chubais, un collaboratore straniero che rappresenta per Vladimir Putin “tutto ciò che politicamente ha odiato dalla sua ascesa al potere.”