di Fabio C. Corradetti
L’immigrazione è stato un tema centrale nel dibattito politico degli ultimi anni, dividendo l’opinione pubblica e influenzando le strategie d’azione dei vari partiti.
Nel teatrino politico italiano questa tematica ha rappresentato un importante elemento di dibattito parlamentare, animando per lunghi periodi le discussioni dei salotti televisivi e smuovendo gli equilibri sociali.
Le posizioni della politica italiana sono state molteplici, dalle moderate alle radicali, dal falso populismo allo sporco e patetico perbenismo.
Molto spesso si parlava delle condizioni politico-economiche pessime e disumane dalle quali i migranti fuggivano, sognando un futuro migliore per i loro figli nel vecchio continente.
Alla luce delle misere condizioni di vita nei loro paesi di origine, la risposta data da molti politicanti, per far fronte a questo flusso migratorio crescente nel tempo, fu proprio quella di “impedire le partenze rimuovendone le cause.”
Si manifesta qui o una totale ignoranza o una sconfinata ipocrisia di queste persone che purtroppo sono poste a capo dei nostri governi e che quotidianamente si continuano a mostrare insufficiente e inidonei a ricoprire tali cariche politiche.
I flussi migratori furono un fenomeno che investirono gran parte del mondo arabo e che subirono una grande accelerata in quest’ultimo decennio.
Le regioni arabe furono teatro di duri scontri che condussero nella maggior parte dei casi alla guerra civile e al rovesciamento dei governi legittimi.
L’opera compiuta proprio dagli alleati dell’Europa, i padrini di Washington, fu finalizzata alla destabilizzazione dell’intera regione e al massacro di tutte quelle élite politiche non in linea con le direttrici del Pentagono.
In effetti i Paesi del Nord Africa iniziarono ad avvertire come non mai necessaria la fine della dipendenza dai colonizzatori dell’Occidente, impegnandosi così alla costruzione di un fronte arabo unito che potesse ambire all’autodeterminazioni dei popoli e delle nazioni.
Tali aspirazioni si dovettero scontrare con le molteplici e dure proteste che investirono interi Paesi e che sfociarono nella maggior parte dei casi in insurrezioni armate capeggiate da estremisti islamici pubblicamente finanziati dalla Casa Bianca.
Quest’ultima intervenne in seguito direttamente nel conflitto in nome della lotta al terrorismo e per la democrazia; il prodotto finale fu il caos e la povertà.
Le condizioni in cui versavano gli Stati erano misere e il sogno africano fu definitivamente cancellato.
Migliaia e migliaia di persone iniziarono a scappare verso l’Europa a cui fu affidato il compito di gestire questa grave crisi e tutte le derivanti conseguenze sociali.
Gli scafisti e i trafficanti di uomini divennero i nuovi protagonisti della scena, incrementando esponenzialmente i loro profitti e nuovi schiavi vennero importanti nel continente europeo.
Il progetto umanitario di accoglienza si tradusse in uno sforzo per l’introduzione di nuova manodopera a basso costo, riproponendo un nuovo paradigma di sfruttamento democratico di stampo sinistroide.
In questo contesto le tensioni sociali si acuirono e una nuova guerra tra poveri sconvolse gli europei.
Tutto questo: il caos, la povertà, la fame, lo sfruttamento, gli scontri etno-culturali, furono provocati da chi oggi continua a fomentare e foraggiare nuove guerre, lasciando poi all’Europa e alla sua gente il prezzo da pagare.
Questi colpevoli hanno un nome: Stati Uniti d’America, da sempre nemici dei popoli.