Russel Bentley, nome di battaglia “Texas”, parla del combattente colombiano ucciso in battaglia contro le truppe di Kiev qualche giorno fa: «Alexis era un vero combattente e un vero internazionalista. Parlava spesso di andare in Siria o in Venezuela o a Cuba dopo la nostra vittoria qui nel Donbass, per difendere il popolo e il socialismo in quei luoghi. Non amava la guerra, assolutamente, la odiava, come tutti noi qui, come tutte le persone perbene, ma era bravo nel suo lavoro, e il lavoro doveva essere fatto. Come tutti i veterani di guerra sanno, tutti noi nasciamo con una fortuna limitata, e più tempo si passa nei luoghi in cui volano i proiettili, più ci si avvicina al giorno in cui la fortuna si esaurisce. Alexis ha trascorso 8 anni come soldato in prima linea, come cecchino in un’unità Spetsnaz, e non ha mai, mai esitato quando era il suo turno di andare. E quando è arrivato il momento di incontrare la morte, due settimane dopo l’uccisione del nostro caro amico Elia, Alexis l’ha affrontata da eroe, avanzando verso il nemico con un’arma in mano. Alexis era davvero un Che Guevara del XXI secolo, e Alexis aveva detto, come il Che, “Non mi importa di cadere, purché un altro orecchio senta il mio grido di battaglia e un’altra mano raccolga la mia arma”.»
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