In Europa si sta trattando per eleggere il nuovo presidente della Commissione europea.
Popolari, socialisti e liberali non hanno trovato niente di meglio che tentare di imporre la riconferma di Ursula von der Leyen.
Ursula è forse la peggiore presidente di tutti i tempi: è la donna che si è intestata la transizione green, il totale coinvolgimento dell’Europa nella guerra in Ucraina, l’imposizione dei vaccini Covid con oscure trattative con le multinazionali farmaceutiche.
In questi due anni Giorgia e Ursula hanno fatto mostra di essere grandi amiche, ma questo non ha salvato l’Italia da decisioni capestro come il nuovo Patto di stabilità europeo, che ci costerà 100 miliardi di tagli in 7 anni, o come l’attacco al nostro patrimonio immobiliare che sarà svalutato in base ad assurdi parametri energetici.
Nonostante questo, sembra che Giorgia Meloni voglia perseverare, sostenendo insieme a Tajani l’elezione della von der Leyen e rompendo così i rapporti con i sovranisti europei guidati da Marine Le Pen e Matteo Salvini.
Perché dovrebbe farlo?
Per sentirsi parte del circo europeo, per continuare ad alimentare un inutile protagonismo a Bruxelles?
Per sperare di conquistare qualche buona poltrona nella Commissione (che, come abbiamo visto con Gentiloni, non serve praticamente a nulla)?
Noi speriamo che Giorgia riprenda coraggio, si ricordi da dove viene e dica no alla rielezione di Ursula von der Leyen, come disse no alla fiducia di Mario Draghi come presidente del Consiglio.
Sarebbe l’inizio di una nuova stagione di rilancio delle ragioni dei Popoli e delle Nazioni contro una morente nomenclatura europea.