Antonio Catalano
Ieri mi è capitato di vedere su questa piattaforma (parla di Facebook, Ndr) le immagini di una vile aggressione consumata all’Università Statale di Milano (https://www.facebook.com/rodolfo.casadei/videos/1503497786997272) ai danni di chi doveva tenere l’incontro “Accogliere la vita, storie di libere scelte”.
Un gruppo di ragazzi di Udu, Rebelot, cambiare Rotta hanno fatto irruzione nella sala dove tre relatrici (Soemia Sibillo, direttrice del Centro Aiuto alla vita Mangiagalli; Chiara Locatelli, neonatologa presso il Policlinico Sant’Orsola di Bologna; Costanza Raimondi, assegnista di ricerca in bioetica all’Università Cattolica) avrebbero raccontato le esperienze di donne che hanno scelto, pur in mezzo a difficoltà e vicende drammatiche, di dare alla luce i propri figli.
Il tema non era dunque la 194/78, ma ciò che la legge stessa prevede: offrire alle madri una scelta consapevole.
Con fare intimidatorio, fascistico (ormai “fascista” è diventato un aggettivo, ndr), hanno urlato slogan farneticanti e bestemmie e fisicamente impedito che si potesse regolarmente svolgere l’incontro.
Per una ricostruzione completa rimando alla testimonianza di Rodolfo Casadei: https://www.facebook.com/rodolfo.casadei/posts/9225534840791515
Al di là di come la si pensi, non si possono accettare questi metodi squadristici tesi ad impedire la libera espressione, in questo caso di donne che, pur in difficoltà, decidono di portare avanti la gravidanza.
Si tratta di interventi squadristici che si ripetono ogni qualvolta vi siano eventi nei quali si pongono al centro della discussione temi considerati dal potere dominante tabù.
Ad impedire la libera manifestazione del proprio pensiero solitamente sono gruppi appartenenti a quella sinistra alla moda (meglio dire: del capitale) che si fanno strumento di difesa del pensiero dominante, il quale non tollera che vi sia chi non accetta o mette in discussione i dogmi del politicamente corretto che, ricordiamocelo, è un codice che fa da sovrastruttura linguistica all’ideologia transumana della società iper liberista.
Per la quale si spendono le istituzioni dell’intrattenimento, dello spettacolo, dello sport, dell’arte, del cinema, della cultura.
Sarà un caso?
Si tratta di gruppi gravitanti nell’orbita di quella sinistra adorante il “Progresso” (per come piace a “Monsieur le Capital”), che odia la realtà perché populista.
Gruppi estremisti radicaloidi (nel senso dei radicali alla Bonino) che pensano di agire nel giusto perché nelle loro teste bacate il nemico delle loro aggressioni è il fascismo, che ormai ha perso qualsiasi connotato storico-politico, e quindi credibile.
Radicaloidi “anti-fascisti” che altro non sono che i difensori militanti della iper liberista società liquida e transumana tanto cara al capitale globalista.
Un altro esempio lo ricaviamo dalla cronaca francese, dove l’ex militante delle Femen (quelle che andavano nude in piazza Rossa a Mosca per denunciare l’“omofobo” Putin) Marguerite Stern, per aver scritto con la giornalista Dora Moutot il libro “Trans Mania, un’inchiesta sulla deriva dell’ideologia transgender”, ha ricevuto un’esplicita condanna di morte. Sentenziata dal comunicato pubblicato dal collettivo di sinistra “Paris-Luttes.info”, in cui si manifesta l’intenzione di eliminare entrambe le autrici del libro «a colpi d’arma bianca», a «far saltare le loro teste», a «opporsi fisicamente e violentemente alla loro esistenza».
A conferma di quanto siano strumentali certe posizioni contro la violenza sulle donne, che vanno condannate solo a condizione che si possa dimostrare la “verità” della colpa dell’uomo maschio bianco, e per giunta eterosessuale.
Come dico da tempo, queste realtà agiscono in nome e per conto di quel mondo dominato dagli interessi e dalla cultura iper liberista e globalista.
Non hanno niente a che vedere con quella sinistra storica che si faceva carico di rappresentare gli interessi delle classi lavoratrici oppresse dal modo di produzione capitalistico.
Sempre più spesso, ogniqualvolta si prova a organizzare un’iniziativa che metta in discussione i comandamenti liberistici di un Occidente corrotto e degenerato, ci si trova di fronte questi ascari chiamati a difesa dell’ordine sancito dal sistema del “Politicamente Corretto”.
Realtà amiche di quella Picierno che, in nome dei sacri principi dell’Europa atlantista, impedisce di proiettare nelle sale documentari come “Maidan, la strada che porta alla guerra”.