di Fabio C. Maguire
Hamas e Tel Aviv hanno raggiunto un accordo grazie al contributo diplomatico del Qatar.
Ad annunciarlo è stata l’Organizzazione palestinese che ha redatto un documento in cui elenca le condizioni dell’accordo che prevedono in primo luogo una pausa degli scontri.
La tregua, infatti, è stata il perno della contrattazione su cui Hamas ha incentrato i suoi sforzi.
Il regime israeliano ha accolto le richieste della Resistenza palestinese e ha annunciato per quattro giorni la sospensione dei combattimenti.
Hamas, invece, si appresterà a rilasciare circa 50 ostaggi, prevalentemente donne e bambini che sono stati presi durante l’incursione del 7 ottobre e portati a Gaza.
Tel Aviv ha dichiarato di essere disposta a liberare 150 prigionieri palestinesi, anche in questo caso si parla di donne e bambini che sono reclusi nelle prigioni israeliane in condizioni disumane.
Da quanto dichiarato da Hamas, si dovrà poi permettere il transito di carichi umanitari, quindi consentire l’ingresso di specialisti e beni di prima necessità per aiutare la popolazione civile.
L’accordo prevede che Israele dovrà garantire una assistenza sanitaria e l’ingresso di scorte di carburante sia nella parte settentrionale che meridionale della Striscia, senza dunque eccezioni.
L’esercito israeliano dovrà interrompere tutte le sue operazioni e permettere il passaggio e lo spostamento sicuro dei civili da una parte all’altra dell’enclave.
Anche l’intelligence dovrà sospendere il suo lavoro e arrestare il traffico aereo militare per circa sei ore al giorno.
Il quotidiano israeliano Haaretz ha confermato le dichiarazioni di Hamas, scrivendo di un accordo raggiunto tra il governo israeliano e la controparte palestinese.
La rivista riporta poi dettagliatamente i punti del contratto e afferma che al rilascio dei prigionieri israeliani seguirà quello dei prigionieri palestinesi.
Secondo Axios, il governo israeliano ha dimostrato grande unità in questa decisione, sottolinenando la volontà delle autorità di soddisfare un’opinione pubblica particolarmente infastidita e turbata dalla gestione della crisi.
In particolare, i parenti degli ostaggi hanno polemizzato a lungo contro il governo perché fortemente in disaccordo con l’operazione militare lungo la Striscia di Gaza, ritenendo che un intervento militare, oltre che un assedio prolungato della città, potesse solamente aggravare la condizione dei prigionieri.
Il Wall Street Journal afferma che oltre il 60% degli israeliani sostiene l’accordo e che inevitabilmente questa percentuale aumenterà qualora dovesse essere attuato.
L’accordo è temporaneo e presto i combattimenti riprenderanno ad infuriare a Gaza, con l’esercito israeliano che ritornerà ad uccidere nuovamente donne e bambini innocenti.