“Ogni aborto è un bambino morto”: in migliaia, ieri, al corteo di Pro Vita sotto la pioggia.
Il movimento anti-abortista ha chiamato a raccolta tutti coloro che sono contro l’interruzione di gravidanza. Presenti i religiosi, famiglie, lavoratori e tanti giovani.
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È partita da piazza della Repubblica la Marcia della Vita e, sfidando la pioggia, ha raggiunto piazza San Giovanni per un concerto finale.
Il popolo degli antiabortisti – chiamato a raccolta da Pro Vita – ha portato per le strade della Capitale miglia e migliaia di persone, compresi alcuni parroci alcune suore, ma soprattutto moltissime famiglie e giovani.
Il corteo è partito alle 14.00 da piazza della Repubblica.
I colori rosa e celeste, quelli di Pro Vita, hanno colorato la marcia che si è diretta a piazza San Giovanni, accompagnata anche da un gruppo di musicisti che hanno scandito la manifestazione a suon di tamburi.
I motivi della manifestazione
“Nessun rilancio demografico sarà mai possibile se continueremo a tacere la verità sull’aborto – dichiara Coghe, uno dei promotori della mobilitazione – la soppressione di un essere umano vivo, inerme e innocente nel grembo materno”.
“Meglio in braccio che sulla coscienza”
Durante il corteo si sono susseguiti cori e slogan come “Sì alla vita” e “Chi non salta abortista è”.
I sacerdoti e seminaristi di hanno fatto da lanciacori insieme ai ragazzi più giovani.
Tra gli striscioni e i cartelli esposti: “Aborto uguale bimbi e bimbe morti”, “meglio in braccio che sulla coscienza”, “abolire la 194”.
Preghiere a Maria e foto di San Pio, oltre che stendardi dell parrocchie e vessilli col volto di nostro Signore Gesù Cristo, hanno animato e colorato la marcia.
L’Italia libera e popolare continua la sua sfida contro l’oppressione globalista, che da decenni con aborto e gender, sta attaccando e massacrando vita e famiglia, in nome della cultura della morte e del fluido.
Un popolo senza figli e famiglie è un popolo destinato alla morte…
Lo sanno bene i capitalisti e chi, dal 68 in poi, ha rinunciato alle lotte per i diritti sociali per piegarsi ai cosiddetti “diritti civili”, piegandosi al pensiero unico dominante contro il libero pensiero ed il pensiero forte.
Cancellando diritti naturali e libertà fondamentali in cambio di relativismo, individualismo, esaltazione dell’io, tanto cari al tiranno globalista ed imperialista.