“A Davos oltre 200 voli di jet privati al giorno per portare i potenti a parlare di clima”. Così leggiamo su “Il Fatto Quotidiano”, che ci spiega come Greenpeace abbia denunciato questa vicenda surreale: i padroni del mondo si danno convegno a Davos, come ogni anno del resto, per discutere tra le altre cose della crisi ambientale.
di di Diego Fusaro
Peccato che a Davos arrivino con jet privati producendo più inquinamento ambientale di quello prodotto probabilmente da ciascuno di noi che padroni del mondo non siamo. Il paradosso sta proprio in questo: come potete pensare che risolvano realmente il problema ambientale coloro i quali sono i primi a produrlo?
È in effetti l’immagine perfetta per comprendere la contraddizione del capitale, che di tutto fa per evitare che si superi il capitalismo come contraddizione in movimento. Occuparsi seriamente dell’ambiente vorrebbe primariamente dire cercare un modello di sviluppo alternativo, dunque pensare e praticare il superamento del capitalismo.
Proprio per evitare questa soluzione, certamente a loro non gradita, i padroni del mondo che si ritrovano a Davos pensano loro a gestire la questione, naturalmente in chiave capitalistica e conservativa rispetto allo status quo: la loro soluzione sta nel dare una mano di verde al capitalismo, producendo la green economy e dunque le fonti rinnovabili del loro profitto.
Come un cubo rovesciato resta pur sempre un cubo, così un capitalismo ritinteggiato di verde resta pur sempre capitalismo. E poiché il capitalismo e la tecnica hanno come propria modalità ontologica fondamentale l’aggressione ai danni dell’ente pensato come fondo disponibile per la volontà di potenza (Heidegger docet), anche un capitalismo e una tecnica green riprodurranno sempre la medesima contraddizione.
Detto altrimenti, coloro i quali dicono di voler combattere gli effetti della devastazione ambientale sono quelli che seguitano a coltivarne le cause. L’ambiente si difende non con le modalità alla Greta Thunberg o alla green economy: si difende cambiando modello di sviluppo, dunque saldando la lotta ambientale con la lotta contro la globalizzazione neoliberale.