L'Italia Mensile

Scontro tra Crosetto e Tajani sulle armi da inviare all’Ucraina.

di Fabio C. Maguire

Anche in Italia si intravedono le prime crepe nella coalizione a sostegno di Kiev.
Come precedentemente illustrato, il blocco occidentale si sta lentamente sgretolando ed i suoi attori protagonisti stanno via via prendendo strade e posizioni sempre più divergenti, accomunati dalla stanchezza del conflitto.

Se in Italia, specialmente dopo l’arrivo di Fratelli d’Italia al potere, si era promesso eterno e cieco sostegno all’Ucraina, adesso anche nel Bel Paese si stanno scorgendo le prime spaccature.
L’episodio più eclatante è stato lo scontro a distanza tra il Ministro degli Esteri Tajani e il Ministro della Difesa Crosetto.

Il 2 ottobre, in un incontro a Kiev, il Segretario di Forza Italia, a capo della Farnesina, aveva annunciato l’invio imminente di un ottavo pacchetto di armamenti italiani.

La notizia era stata accolta in prima battuta dal silenzio del corrucciato Crosetto, infastidito oltretutto dall’ ingerenza del Ministro Tajani dato che sarebbe competenza della Difesa decidere e annunciare provvedimenti del genere.
Poco dopo il silenzio si è trasformato in conflitto esplicito, con Crosetto a definire, neanche molto elegantemente, il Ministro Tajani “incompetente”.

Al Festival delle città a Roma, il Ministro della Difesa, senza nessuna citazione, ha detto che di un “eventuale pacchetto di armi all’Ucraina c’è già tantissima gente che ne parla non avendone competenza, quindi evito di farlo io.”
Un problema che non si limita solamente alla forma, ma anche alla sostanza: “Se ci sarà un nuovo invio di armi da parte dell’Italia all’Ucraina non lo posso dire, ha spiegato il Ministro Crosetto.
I pacchetti si costruiscono sulla base di richieste e dell’opportunità di soddisfarle.
Ora stiamo valutando le richieste.”
L’incertezza è suscitata da una problematica comune all’intero Occidente: la carenza di produzione pesante a livello nazionale.
Infatti, Crosetto ha spiegato che “l’Italia ha fatto molto e ha puntato molto sui sistemi di difesa antiaerea.
Il problema è che non abbiamo risorse illimitate.”

E anche da un punto di vista geopolitico cambia completamente la retorica, con una dichiarazione che non renderà contento il Presidente Zelensky: “Non penso sia possibile militarmente arrivare al ripristino dell’Ucraina”, ossia ai confini ampollosamente decantati del 1991.

E anche dalla Premier Meloni arrivano i primi segnali di stanchezza.
Infatti, il Primo Ministro ha sottolineato le conseguenze che lo scontro in Ucraina sta provocando e che gravano sulla responsabilità dello Stato e dei cittadini italiani: “Inflazioni, prezzi dell’energia, migrazione, sono tutte conseguenze del conflitto e impattano sui cittadini, generando una resistenza o una stanchezza nell’opinione pubblica.”

Il postulato della guerra infinita, fino alla capitolazione di Putin, è un ricordo del passato.

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