L'Italia Mensile

Scoppia la Terza guerra del Nagorno Karabakh.

di Fabio C. Maguire

L’Azerbaijan ha annunciato l’inizio di un operazione speciale nel Nagorno Karabakh.
La crescente conflittualità nella regione ha scaraventato nuovamente il Caucaso nel baratro dello scontro militare.

Baku ha legittimato l’operazione come un azione necessaria e straordinaria che possa servire come deterrente alle spinte separatiste della comunità armena presente in Azerbaijan.
Sempre Baku ha accusato Erevan di aver colpito alcune postazioni militari azere a ridosso del confine, di aver violato lo spazio terrestre per posizionare mine ed ordigni esplosivi e di aver rinnovato le proprie basi militari, aumentandone il prestigio e le capacità.
L’esercito azero ha dato via alle ostilità colpendo con missili ad alta precisione alcune posizioni armene, lanciando in seconda battuta un’offensiva su larga scala.
Baku dispone di forze militari maggiori, armata da Turchia e Israele, si trova in una posizione di vantaggio rispetto all’Armenia.
I scontri si sono susseguiti costantemente, diverse aree residenziali sono state colpite e le autorità locali riferiscono di alcuni morti tra la popolazione civile.
Le FFAA azere proverranno a prendere il corridoio umanitario di Lachin per interrompere le comunicazioni tra l’Armenia e il Nagorno Karabakh.
L’Azerbaijan, sostenuta dalla Turchia, ha sparato ininterrottamente sulle postazioni missilistiche armene per impedire una prossima reazione di Erevan.
L’autorità presidenziale azera ha informato che Baku è disponibile ad incontrare la comunità armena del Karabakh solo se vengono soddisfatte una serie di condizioni.
La Russia è rimasta costantemente in contatto con le parti cercando una mediazione ma la situazione rischia di degenerare a causa del coinvolgimento di altre potenze nel conflitto.

Infatti, se da una parte la Turchia ha garantito lealtà all’Azerbaijan e il pieno sostegno all’operazione speciale, dall’altra parte l’Iran ha dichiarato che se le ostilità non cesseranno la Repubblica Islamica si vedrà obbligata ad intervenire in aiuto alla popolazione armena.
Mentre i colloquio procedevano a remi spediti, nel pomeriggio una folta folla si è radunata davanti al Parlamento a Erevan, accusando il Presidente Pashyinan di tradimento.
Infatti, il Primo Ministro armeno non si troverebbe nel paese al momento.
Nonostante la sua assenza diverse migliaia di manifestanti si sono radunati in piazza per chiedere l’immediata cessazione del fuoco.
Sempre il Presidente armeno dopo aver avuto una conversazione telefonica con il Segretario di Stato americano Blinken, ha dichiarato pubblicamente di non voler fare la guerra all’Azerbaijan chiedendo però l’intervento dell’esercito russo.

La figura di Pashyinan è molto controversa, si sostiene che la sua elezione sia stata dovuta a Washington che ha sostenuto l’attuale leader del paese durante la corsa alle presidenziali.
Questo spiegherebbe anche il recente allontanamento dell’Armenia dalla Russia e la sua collocazione su posizione sempre più anti-russe.

La popolazione dell’Armenia non ha però gradito la politica destabilizzante e minatoria del Primo Ministro che ha logorato importanti relazioni con un partner storico e ha provocato l’attuale crisi nel Nagorno Karabakh.
La situazione resta tesa, si attendono aggiornamenti nelle prossime ore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *