di Fabio C. Maguire
La Russia non rinnoverà l’accordo con l’Ucraina, mediato dalla Turchia, sul grano.
Ad annunciarlo è stato il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, in un intervento a Russia TV.
L’accordo, sottoscritto da Mosca e Kiev con la garanzia di Ankara, assicurava il transito regolare dei cereali ucraini nel Mar Nero, permettendo all’Ucraina di poter, nonostante le vicende belliche, alimentare la propria economia attraverso il commercio di cereali di cui il paese ne è uno dei massimi produttori mondiali.
La scadenza era prevista per il 17 luglio, data in cui si sarebbe deciso, congiuntamente a Kiev ed Ankara, di prorogare l’accordo.
Le pressioni del Presidente Erdogan, come quelle del Presidente delle Nazioni Unite Antonio Guterres, non hanno però convinto la Russia a rinnovare il contratto, che ha sospeso l’iniziativa al fine di preservare i propri interessi.
In realtà concorrono una moltitudine di aspetti che hanno portato il Presidente Putin a prendere questa decisione.
Infatti, durante la missione di pace africana a San Pietroburgo in giugno, Vladimir Putin aveva spiegato come il corridoio del grano non fosse altro che un canale per l’ingresso di armi e mercenari stranieri in Ucraina, i quali a bordo delle navi cargo, potevano indisturbatamente entrare nel paese perché tutelati dall’accordo trilaterale sul grano.
Inoltre, l’aver garantito l’accesso al mare all’Ucraina ha permesso a Kiev di assicurarsi nuove postazioni, strategiche dal punto di vista territoriale, per colpire le strutture russe, e non solo militari, in Crimea.
L’Ucraina ha difatti effettuato numerosi attacchi di stampo terroristico ai danni della penisola e della sua popolazione.
Ultimo di una lunga serie è il raid al ponte di Crimea, compiuto dalle autorità militari ucraine con il sostegno d’intelligence occidentale nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2023.
La struttura, nota per essere di uso esclusivamente civile, è stata colpita da droni marini nel cuore della notte, provocando la morte di un padre e di una madre e il ferimento di una ragazza minorenne, ricoverata in stato di shock in ospedale.
La Turchia però ha anche lei giocato la sua parte.
Infatti, il Presidente Erdogan, nell’ultima visita di Zelensky, ha concesso il rilascio dei comandanti del battaglione ultra-nazionalista ucraino Azov, arrestati a Mariupol dopo la disfatta militare nel maggio del 2022.
L’accordo sul grano prevedeva dunque che i prigionieri fossero trattenuti in Turchia, in detenzione domiciliare, fino alla fine del conflitto, ed assicurarlo sarebbe stata proprio Ankara.
La Turchia ha quindi deliberatamente violato gli accordi sottoscritti, senza nemmeno consultare previamente la parte interessata russa, provocando un forte risentimento al Cremlino.
Erdogan ha però proseguito, dichiarando che in caso di mancato rinnovo russo dell’accordo, la Turchia scorterà le navi ucraine al di fuori del Mar Nero, atto percepito come un chiaro affronto dalla Russia.
Ma Mosca ha fatto sapere che, al di là delle questioni sopraddette, per la proroga dell’accordo sarebbe stato necessario concedere delle garanzie, ovvero assicurare la tutela degli interessi economici russi.
Si fa riferimento alla questione dell’ammoniaca e dei fertilizzanti alimentari, di cui la Russia ne è esportatrice.
Per quanto riguarda l’ammoniaca si dovrebbe consentire ad ingegneri ed operai russi di accedere all’oleodotto in Ucraina, il Togliatti-Odessa, al fine di poter procedere con la manutenzione delle tubature precedentemente danneggiate durante i bombardamenti ucraini nella zona.
La decisione di Putin, di non voler rinnovare il contratto, matura dalle sfiducia che le istituzioni russe nutrono per la controparte ucraina, inaffidabile e insincera.
La Turchia, ricevuta la notifica ufficiale del Cremlino, ha fatto sapere che “l’accordo sul grano è ormai passato alla storia”, ma il Presidente Erdogan non ha negato di essere fiducioso per una sua prossima estensione, possibilmente dal mese di agosto quando il leader di Ankara volerà in Russia per incontrare il suo omologo al Cremlino.