«Se, prendendo per buono quanto asseriva Pound, i politici figurano come i camerieri dei banchieri, allora si può sostenere plausibilmente che, nel tempo del monopartitismo competitivo e dell’omogeneità bipolare, i maggiordomi politici al servigio dell’aquila neoliberale si dividono formalmente – e non sostanzialmente – solamente per il colore della livrea indossata. La livrea bluette dei camerieri della destra e la livrea fucsia di quelli della sinistra simulano, cromaticamente, un’inconciliabilità irreale.
Nascondono agli occhi la reale coincidentia oppositorum.
Inscenano una competitività fittizia, in quanto organizzata in modo tale da garantire in ogni caso la vittoria del programma liberal-finanziario e global-atlantista dell’oligarchismo dell’alto.
E non lasciano apparire appieno l’avvenuta decadenza della politica a mera continuazione dell’economia (governance) e dello Stato a mero “comitato d’affari” dei ceti abbienti.
Si alternano a gestire in modo leale il capitalismo.
La sinistra, che non si occupa più dei lavoratori, si inventa la categoria degli “esclusi” e delle “minoranze protette”.
La destra celebra in modo astratto quanto ipocrita la difesa delle tradizioni e dell’identità, che pure contribuisce a smantellare sostenendo il libero mercato».
(“Demofobia”, p. 86)