La classe operaia storica può tornare protagonista e indicare la strada se si libera dal veleno antifascista.
Giuliano Castellino
Il porto di Genova sabato è stato protagonista della più imponente manifestazione contro la guerra dell’ultimo anno.
Seppur lontanissimo dai numeri delle mobilitazioni popolari contro la tirannia sanitaria, l’apartheid del Green Pass e il capitalismo terapeutico – non capito da gran parte del mondo antagonista – è stato davvero un buon segnale.
Quanto accaduto a Genova è quello che è già successo tante volte nelle periferie romane e delle grandi città italiane: la saldatura tra forze militanti, popolo, proletari e lavoratori.
È intorno e dentro questi posti antichi e simbolici della resistenza operaia italiana che si devono ricomporre alleanze e unioni in grado di dar vita ad una nuova lotta di classe dei dominati contro i dominanti.
La resistenza operaia alla guerra vista a Genova sabato scorso ha trovato al proprio fianco altri soggetti con cui costruire una vera, nuova e plurale opposizione al regime imperialista e capitalista.
La manifestazione di Genova convocata dal CALP contro la guerra in Ucraina, in occasione del primo anniversario, ha portato dentro il porto di Genova, per la prima volta nella sua storia, un corteo enorme composto non solo da portuali.
In quel luogo simbolico delle lotte di una categoria fiera e mai doma, hanno potuto sfilare migliaia di militanti, dissidenti, antagonisti, nazionalpopolari e, soprattutto, migliaia di giovani studenti universitari e medi provenienti da tutt’Italia.
Una nuova composizione simile, come già detto, a quella vista nelle borgate italiane nella lotta per il diritto alla casa o in questi tre anni contro la narrazione della pandemia.
Oggi intorno alla guerra alla guerra, che è sempre strumento di dominio e oppressione sulle classi popolari, la lotta allo sfruttamento, che produce morti nei luoghi di lavoro come tra gli studenti mandati ad assaggiarlo con l’alternanza per prepararli a cosa li aspetta, così come tra gli sfratti e i picchetti, si possono saldare nuove resistenze pronte a costruire un’ITALIA LIBERA e POPOLARE!
Dal corteo forte e determinato genovese viene fuori un quadro importante ed evidente contro il regime politico dominante, che con il duo Meloni – Fedez vorrebbe certificare la resa e l’abbandono del terreno del conflitto di classe e di popolo.
Solo un grande campanello di allarme viene dalla mobilitazione di Genova, la presenza velenosa dell’Usb, che invece di rimarcare le istanze lavoratrici, continua a parlare di “pratica antifascista”.
L’antifascismo oggi, non solo è fuori ogni contesto sociale e popolare, ma è davvero strumento di sistema per dividere proteste e mobilitazioni.
In testa solo a dinosauri della politica, nostalgici degli “anti” e del secolo scorso che, in assenza di aggregazione, radicamento territoriale, presenza popolare, tentano in nome di un “antifascismo in assenza di fascismo” la disperata carta dell’identitarismo fine a sé stesso.
Genova può e deve essere un inizio… ma senza storie del passato!