L'Italia Mensile

4 FEBBRAIO 2023: ITALIA LIBERA CHIAMA, IL POPOLO DEL DISSENSO RISPONDE

di Ramona Castellino

Sabato 4 Febbraio, per il mondo del dissenso è stata una giornata di grande mobilitazione.

Il clima quello delle grandi occasioni.

Italia Libera chiama a raccolta i dissidenti di tutta Italia per un grande progetto.

Unire la resistenza per creare un grande movimento popolare di resistenza e di liberazione.

Servono le forze di tutti, servono le esperienze di tutti, serve che tutti mettano a disposizione i loro mondi, i loro pubblici di riferimento, ma soprattutto serve che ognuno metta da parte personalismi, individualismi vari, che a nulla servono nel delicato momento che tutti noi stiamo affrontando e per le grandi sfide che ci attendono.

La giornata inizia con la proiezione di un docufilm che tratta la vita e la lotta di Julian Assange il quale rappresenta un grandissimo esempio di combattente per le libertà, ma è anche esempio di come la sfida, anche quella del dissenso, non possa ridursi ai soli mesi di narrazione criminale e terroristica del covid, ma anche abbia il dovere da tempo e nel tempo di organizzarsi.

Molte personalità hanno risposto all’appello di Italia Libera e del suo presidente Carlo Taormina, tutte di alto profilo e da sempre in prima linea nella lotta per le libertà: da Marco Saba a Nino Galloni, da Angelo Giorgianni a Erich Grimaldi e molti altri che si confrontano cercando un fronte unitario per affrontare l’attacco sferrato dal globalismo, dal capitalismo 4.0 e da quel pensiero unico dominante, che negli ultimi anni sembra voler finire quello che ha cominciato già da parecchio tempo.

Nessuno poteva spiegarlo meglio del capo politico di Italia Libera, Giuliano Castellino, resistente della prima ora e da sempre in prima linea e del quale riportiamo stralci del suo intervento:
“Il tempo delle parole è finito. Proprio perchè non c’è più tempo unire la resistenza diventa per noi tutti indispensabile.

Abbiamo assistito ad una resistenza vera, forte nel periodo covid, che forse non ci aspettavamo, ma dobbiamo fare tutti un salto in avanti, altrimenti rischiamo di diventare solo dei reduci di una guerra che, si abbiamo vinto perchè non ci siamo piegati, ma oggi quell’emergenza non c’è più.

Oggi la necessità vera è quella di ricostruire un tavolo politico, teorico, in quanto la via politica, quella nobile, è l’unica via percorribile per avere finalmente indipendenza nazionale, sovranità popolare e giustizia sociale, per contrastare il pensiero unico dominante, per contrastare quel capitalismo 4.0 e quel globalismo che ci vogliono ridurre alla fame.

La questione centrale è che oggi si governa solo attraverso il terrorismo e la creazione di nuove emergenze, ma tutto quello che oggi sta accadendo ha radici molto più profonde che ci hanno portato inconsciamente a perdere ogni giorno pezzi delle nostre libertà, caldeggiando provvedimenti e restrizioni varie.

Dagli anni ’70 si governo con l’emergenza.
Col terrorismo la polizia ha potuto sparare nelle strade e perquisire le nostre abitazioni senza autorizzazione dei giudici.
Se a via Fracchia venivano massacrati dei brigatisti per mano dei carabinieri di Dalla Chiesa o a Centocelle Giaquinto viene giustiziato da un agente della Digos poco importa… erano terroristi.

Poi siamo passati all’emergenza mafia. Ed occo il 41 bis.
Poi mani pulite, attraverso uno spirito giacobino e lancio di monetine vengono arrestati i corrotti, mentre viene smontata l’ultima sovranità politica italiana a favore di un golpe finanziario, dando il via all’uso incontrollato delle intercettazioni ambientali, telefoniche.
Processi diventano show e le toghe delle star.

Poi l’11 settembre con il crollo delle torri gemelle, viene creata ad arte l’emergenza islamica e vennero adottati negli aeroporti i riconoscimenti facciali, raccolta del DNA e regalavamo un altro pezzo di libertà; poi l’emergenza ultras: daspo e poteri alle questure e poi l’uso della tessera del tifoso che in sostanza è il padre del green pass, ma poco è importato perchè gli ultras sono tutti delinquenti.

Arriviamo al 2020 dove tutti questi pezzi di libertà vengono tolti a 60 milioni di connazionali e allora ci siamo risvegliati.

E questo risveglio è l’elemento da prendere e rilanciare, ma ha bisogno di essere inquadrato perchè il 90% delle persone che hanno lottato contro il vaccino prima e il green pass poi, oggi sono tornati tranquillamente alla loro vita borghese.

Oggi abbiamo un governo che ci sta trascinando verso la terza guerra mondiale, c’è una mostruosa disoccupazione, stanno attacando la casa, le pensioni, gli Usa tornano ad imporre la globalizzazione attraverso le armi, forse con l’atomica, dichiarando guerra a tutte quelle nazioni che non si sono piegate come Russia, Cina, Iran.

Dobbiamo lasciare andare i personalismi, non ci sono più zone grigie, nè mezzi termini.

Oggi si è contro la Nato, contro gli Usa e contro il governo Meloni che si è piegata a queste forze con un servilismo sena precedenti.

Serve una logica che vada oltre, ci servono le migliori intelligenze, ci serve il lavoro, ci servono le esperienze di tutti ma su un piano che sia rivoluzionario.

Una lotta politica seria.

Una sfida che non può essere delegata ad un governo che si è venduto prima all’OMS e oggi alla Nato.
Non possiamo relegarci ad una lotta che se ne fotte di tutto, che rimanga ancorata al solo covid o al green pass.

Prendo l’esempio del caso Cospito e alla sua battaglia di libertà alla quale ci siamo uniti e che sosteniamo fermamente, rendendoci però conto che gli anarchici lo stanno condannando a morte.
La rivoluzione deve essere quella possibile ed oggi può passare solo attraverso la politica, perchè la strada della violenza diventa solo strumento di questo sistema che ne ha bisogno per criminalizzarla, strumentalizzarla e trasformala in una nuova emergenza diventando funzionale per quel sistema che combattiamo.

Radicali bisogna essere nelle idee, nei valori, non nella sostanza.

Il mio corpo e il vostro non lo regaleremo più alla violenza del sistema.

Perchè le manette, se devono, me le devono mettere al cervello e non più ai polsi.

Da dissidenti e resistenti dobbiamo diventare rivoluzione di liberazione nazionale”.

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