Il Governo Meloni dopo aver fatto marcia indietro sul taglio delle accise alla benzina, abolendo anzi gli sconti sulla benzina approvati dal precedente Governo Draghi, la mancata proroga alle concessioni balneari tradendo il suo elettorato di riferimento come i proprietari di stabilimenti balneari, si appresta a fare l’ennesimo voltafaccia sul Meccanismo Europeo di Stabilità noto come MES.
Tutti ricordano su come la Meloni così come Salvini, in pieno Lockdown, attaccarono il 9 aprile 2020 il Governo Conte II accusandolo di aver attivato il MES nelle tenebre della notte, in una vera e propria coltellata alle spalle agli italiani, per poi essere stati sbugiardati dalla conferenza stampa dell’allora Presidente del Consiglio che smentì categoricamente la notizia ma che ricordò su come il Mes sia stato istituito nel 2012.
La storia del MES nasce con la grave crisi finanziaria del 2008 che coinvolse gli Stati Uniti e l’Eurozona. Ma, mentre gli Stati Uniti adottarono una linea statalista con la Federal Reserve, che soccorse le principali banche americane con miliardi e miliardi di dollari con il risultato che la disoccupazione scese sotto il 5 % e il PIL tornò a crescere del 2 %.
La Banca Centrale Europea, del tutto indipendente dai governi e dal Parlamento europeo, tenuta per statuto a rispettare le sue ferree regole monetariste (stabilità dei prezzi e tasso d’inflazione non superiore al 2%), le è proibito agire come prestatore di ultima istanza o di correre in soccorso degli Stati, non si comportò nella stessa maniera ma anzi impose misure di austerity senza precedenti al Portogallo, ma soprattutto alla Grecia tra il 2009 e il 2010.
L’affermazione “Il Malato d’Europa” nacque nell’Ottocento con Nicola I di Russia in riferimento all’Impero Ottomano ma che nel corso del Novecento ha definito diversi paesi europei.
Negli anni Settanta i Malati d’Europa erano l’Italia ma soprattutto l’Inghilterra, guarda caso paesi dove vi era uno stato sociale molto esteso, grande potere dei sindacati, controllo statale dei settori strategici dell’Economia e una inflazione abbastanza alta ma che era regolata o da accordi sindacali (Inghilterra) a vantaggio dei lavoratori o dalla scala mobile che adeguava i salari e stipendi (Italia) all’inflazione che ricordo era un’inflazione da un aumento di domanda, non una inflazione di aumento del prezzo delle materie prime, come quella odierna, ben peggiore. In poche parole i capitalisti erano furiosi perché i loro profitti erano bassi.
La cura proposta per curare il “Malato d’Europa” di turno furono privatizzazioni, svendita del patrimonio pubblico nazionale, riduzione enorme del potere dei sindacati, precarizzazione del mondo del lavoro, tagli allo Stato Sociale, pensioni e salari che adottò il Governo Thatcher negli anni 80’.
Il “Malato d’Europa” degli anni novanta fu la Germania e il risultato fu la precarizzazione del mondo del lavoro, sotto il Governo Schroder, con l’aumento del cosiddetto “lavoro povero” e nel 2011 l’Italia era il “Malato d’Europa” in quanto il Governo Berlusconi era restio ad adottare le draconiane misure antipopolari contenute nella Lettera di Trichet e Draghi del 5 agosto 2011.
La cura che fu adottata nei confronti dell’Italia “Malato d’Europa” furono le dimissioni del Governo Berlusconi sostituito dal governo commissariale di Mario Monti, appoggiato dal Pd e Pdl, che adottò politiche di austerity senza precedenti come la Legge Fornero con aumento dell’età pensionabile a 67 anni e il criterio dell’aumento dell’età pensionabile in base all’aumento dell’aspettativa di vita, modificato in senso peggiorativo l’articolo 18 (poi abrogato dal Governo Renzi con il “Jobs Act” due anni dopo) per rendere più facili i licenziamenti individuali per motivi economici e tagli a sanità e istruzione (iniziati nel 2008 con la Gelmini nel Governo Berlusconi IV).
Le politiche di austerità che furono adottate in Grecia e in Italia furono fallimentari nella riduzione del debito pubblico e del deficit che anzi crebbero e allora ciò spinse l’Unione europea a dare vita al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità).
Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), contestualmente alla modifica del Trattato di Lisbona, venne approvato in fretta e furia dal Parlamento europeo il 23 marzo 2011. Venne quindi ratificato dal Consiglio europeo il 25 marzo e approvato, assieme al Fiscal Compact, nel luglio 2012 dal Parlamento italiano su spinta del Governo Monti.
Solo la Lega votò contro, anche se ci furono molti altri parlamentari contrari e astenuti (sul MES 108 addirittura gli assenti al momento del voto).
Finanziato dai singoli Stati membri con una ripartizione percentuale in base alla loro importanza economica — la Germania, contribuisce per il 27,1 %, seguita dalla Francia, 20,3%, e dall’Italia,17,9%. Il finanziamento diretto da parte degli Stati ammonta a 80 miliardi di euro (l’Italia ha versato 14,3 miliardi, la Francia 20 e la Germania 27).
La cosiddetta “potenza di fuoco” prevista a pieno regime è di circa 700 miliardi — i restanti 620 miliardi, proprio come qualsiasi altro fondo speculativo che deve fare profitto, il MES li raccoglierà sui mercati finanziari attraverso l’emissione di propri bond.
Il Mes è stato concepito, né più e né meno, che come una super-banca d’affari privata con in più poteri politici e strategici di vita o di morte sui Paesi che dovessero cadere sotto la sua “tutela” e lo scopo principale dichiarato ed essenziale del MES era ed è quello di salvare la moneta unica e l’Unione europea, mettendo entrambi al riparo dal rischio di collasso, esito altamente probabile nei casi eventuali di default di questo o quello stato membro, quindi la loro uscita dall’ eurozona.
A questo scopo esso doveva reperire sul mercato le necessarie risorse finanziarie per poi fornire “assistenza” (prestiti) ai Paesi dell’eurozona che si trovassero in difficoltà nel finanziarsi sui mercati.
In cambio di questa “assistenza” il MES, costituzionalmente investito di funzionare come prestatore di ultima istanza, ha l’autorità insindacabile di imporre agli Stati “assistiti” feroci politiche economiche e di bilancio: tagli alla spesa pubblica, a pensioni e salari, aumenti dell’imposizione fiscale, privatizzazione e vendita dei beni pubblici.
Sotto mentite spoglie proprio il massacro che la Troika ha compiuto in Grecia, e la Thatcher fece nel Regno Unito negli anni 80’. In sostanza, come accaduto alla Grecia, i paesi che dovessero ricorrere all’“aiuto” del MES, in cambio, dovranno cedere sovranità, così che il Paese diventi un suo protettorato semicoloniale.
Come se non bastasse il Trattato consegnava, all’interno del comitato direttivo del MES, il potere di veto solo a Germania e Francia. Ergo: questi due Paesi avevano l’ultima parola sugli “aiuti” e nell’imporre le condizioni per erogarli. Inoltre il MES si sceglieva proprio i controllori del suo operato; ad esso era consentito di operare al di sopra di ogni legge nazionale e comunitaria; i suoi membri potevano agire nell’assoluta segretezza; essi godevano di una illimitata immunità civile e penale (nessuno poteva essere perseguito in caso di abusi ed anche crimini); esso gode della cosiddetta “neutralità fiscale”, di fatto si appoggia ai paradisi fiscali per non pagare tasse sui suoi utili.
Il MES fu poi rafforzato dal Vertice Europeo del 29 giugno 2018 dove i già terribili criteri del vecchio MES, sono peggiorate, e di molto. Sono infatti diventate molto più severe, e di molto, le cosiddette “condizionalità” per poter accedere allo “aiuto” del MES.
Con le modifiche apportate vengono aumentati sia i poteri del MES che le sue facoltà di ingerenza negli Stati, e si rafforza la sua indipendenza — che diviene totale, anche rispetto agli organismi Ue come la Commissione o il Consiglio, per non parlare del cosiddetto “Parlamento europeo”.
Altro che “democrazia”! Il MES è l’incarnazione stessa della natura oligarchica e tecnocratica, oltre che liberista dell’Unione europea. Vengono istituite, in caso di tempesta finanziaria, due linee di credito, di fatto dividendo i Paesi dell’eurozona, in barba ad ogni principio di solidarietà europea, in affidabili (seria A) e inaffidabili (serie B).
A – Quelli di serie A, che rispettano un deficit sotto il 3%, un rapporto debito/pil entro il 60% (riconfermate, come si vede, come intangibili le assurde due regole alla base della Ue), e che non abbiamo procedure d’infrazione, potranno accedere facilmente ai crediti del MES.
B – Quelli di serie B, i quali, come scrivono lorsignori “deviano” dal Patto di stabilità e crescita. E’ palese che l’Italia è esclusa da questa categoria, mentre verrebbe collocata nella seconda linea di credito denominata ECCL (Linea di Credito Condizionata Rafforzata). Il MES fornirebbe aiuto solo a determinate condizioni, ovvero che il Paese in questione adotti politiche di bilancio e sociali per un rientro forzoso entro i parametri del 3% e del 60%.
Ergo: ove l’euro barcollasse a causa di una nuova tempesta finanziaria globale e l’Italia dovesse ricorrere allo “aiuto” del MES, dovrebbe procedere a tagli immani della spesa pubblica, al massacro sociale, a svendere a predatori stranieri gran parte dei beni e delle aziende pubbliche.
Per i Paesi di serie B i tecnocrati hanno previsto che il MES, prima di concedere “assistenza” possa chiedere loro la “ristrutturazione” maligna del debito pubblico, ovvero una brutale svalutazione del valore dei titoli di stato in mano ai suoi possessori dove hanno stabilito che le banche, se vorranno sopravvivere e non essere mangiate da quelle tedesche e francesi, dovranno ricorrere al bail-in, ovvero pagheranno un prezzo salatissimo i costi del salvataggio non solo gli azionisti e gli obbligazionisti ma pure i correntisti — come già accaduto a Cipro.
Viene così brutalmente calpestato l’Art. 47 della Costituzione che obbliga lo Stato a “favorire” e “proteggere il risparmio”. Si tratterebbe dell’ultimo strappo anticostituzionale, visto che da decenni i governi, accettando di sottomettersi alle regole dell’Unione europea hanno già ucciso il medesimo articolo che recita: “la Repubblica disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”.
Sarà il MES e solo il MES ad arrogarsi questa funzione, obbligando le banche italiane, diventate suo ostaggio, a chiudere i rubinetti del credito a cittadini e imprese, con ciò facendo precipitare il Paese in una depressione spaventevole.
Il MES nel Parlamento italiano è sempre stato appoggiato dal PD, da Italia Viva di Renzi (che lo usò come motivazione il mancato uso del MES per far cadere il Governo Conte II) sostituito dal Governo Draghi, un altro governo commissariale di Bruxelles e legato agli interessi atlantici d’oltreoceano, il Movimento 5 Stelle e Leu hanno una posizione “di rinvio” mentre la contrarietà al MES è stata sempre manifestata da Fratelli d’Italia e dalla Lega.
Ma l’opposizione al MES della Lega è esclusivamente di facciata in quanto in barba alle resistenze di economisti come Alberto Bagnai e Claudio Borghi, c’è stato un evidente e implicito cedimento politico dove la Lega non ha mai deviato dalla “linea Giorgetti”, linea che è stata determinata nell’appoggio della Lega alla nascita del Governo Draghi.
Così come oggi Giorgetti sta facendo asse con Giorgia Meloni e FDI sul MES nel volerlo approvare, perché FDI, che ha vinto le Elezioni Politiche del 2022 presentandosi come “novità” è un partito di assoluta e provata fede liberista esattamente come il PD.
Un partito dove i suoi esponenti, compresa Giorgia Meloni, sostennero il Governo Monti e le sue misure draconiane anti-popolari e dopo aver fatto una Manovra Finanziaria degna proprio del Governo Monti, che cancella di facto il Reddito di Cittadinanza, strumento di tutela per le fasce pìù deboli, tagli a istruzione e sanità pubblica, cancellazioni della agevolazioni sulle accise che hanno portato all’aumento del prezzo della benzina ma enormi regalie alle ricche società di serie A, alle scuole private e invio di armi all’Ucraina ora si apprestano a fare l’ennesimo voltafaccia approvando il MES nel nome dell’ Unione Europea.
E menomale che questi sarebbero i “sovranisti” che qualche anno fa solo per prendere voti proponevano l’uscita dall’euro e la riconquista della sovranità monetaria, uscita dall’euro e riconquista della sovranità monetaria che si rendono assolutamente necessarie per poter attuare delle misure espansive, come riportare la Banca d’Italia sotto controllo dello Stato, come prestatrice di ultima istanza, con l’arma del debito puntata contro l’Italia che diventerebbe arma spuntata, nazionalizzazione delle banche permettendo il salvataggio del risparmio popolare e con le banche pubbliche che sarebbero la base ampi progetti di investimenti pubblici (che andrà visto anche come grande piano per il lavoro) riportare una quota del 20% della ricchezza finanziaria complessiva (4.500 miliardi) ad investire o direttamente nell’economia reale, o a finanziare gli investimenti statali con l’acquisto dei titoli del debito pubblico, che porterebbero alla fine della crisi economica e del bilancio statale.
Una politica espansiva, socialmente avanzata, che con il ritorno dello Stato-Imprenditore che investe in istruzione, sanità, trasporti, settori strategici e stato sociale, garantirebbe il ritorno al benessere diffuso di massa e a ritornare a “essere grandi” come era l’Italia fino al 1992 dove era la quarta potenza mondiale proprio grazie a queste politiche mentre con le attuali politiche monetariste e liberiste è uscita dalla mappa dei primi dieci, sostituita da paesi emergenti che guarda caso applicano politiche di redistribuzione della ricchezza.
E se tali politiche portano il paese ad essere considerato dai liberisti monetaristi il “Malato d’Europa”, beh, meglio essere il “Malato d’Europa” piuttosto che seguire le cure, politiche a totale favore dei ricchi e dell’Alta Finanza Sovranazionale, dobbiamo essere come i francesi, a cui non importa nulla di essere il nuovo “Malato d’Europa”, e le cui cure sono le politiche di attacco a salari e pensioni, privatizzazioni e aumento dell’età pensionabile a 64 anni contro cui i francesi in questi giorni stanno scendendo in piazza in milioni!
Lillo Provenzano Turri