Com’era ampiamente prevedibile, lo show della cattura, dopo trenta lunghissimi anni di “latitanza”, di Messina Denaro ha rinvigorito manettari, forcaioli e giustizialisti d’ogni colore.
di Giuliano Castellino
Chi non riesce a contenere il proprio entusiasmo per questo arresto, senza porsi domande lecite ed inquietanti – come il fatto che sia stato preso a Palermo, a 600 metri dalla Dia, senza nemmeno essere ammanettato, e che la sua cattura sia stata annunciata in TV dai pentiti – coglie, quindi, l’occasione per rilanciare una visione liberticida della giustizia e della pena, quando non delle stesse procedure di indagine e, “naturalmente”, del sistema carcerario.
Carcere duro, intercettazioni, telefoniche e ambientali, 41 bis, ergastolo ostativo ecc… non vengono sbandierati solo da governo Meloni e magistratura, ma anche da una parte dell’opinione pubblica, “assetata di giustizia” contro il super boss, super latitante tra Campobello di Mazara e Palermo.
Quanto meno curioso che si tratti dello stesso “capo dei capi” (sembra tutta una fiction) che, a detta degli stessi giudici, ha vissuto indisturbato e viaggiato per mezzo mondo, coperto da massoneria e alta borghesia connivente palermitana.
Noi, al di là di questo specifico evento, coperto da troppe ombre, preferiamo continuare a pensare a 60 milioni di italiani che continuano a vivere in uno Stato di Polizia e di sorveglianza totale in progressiva e digitale evoluzione.
I pericoli che di volta in volta venivano chiamati emergenze (dal terrorismo alla mafia, da Mani pulite agli islamici integralisti, dagli ultras alla pandemia…) sono diventati la scusa per insediarsi come normale prassi.
Così avvenne già con la legge Reale e, a seguire, con il 41 bis, le aggravanti per corruzione, i riconoscimenti facciali, i passaporti elettronici, i daspo, i super poteri alle questure, le mascherine, il pass vaccinale per viaggiare ecc ecc… Il tutto per arrivare a quell’identità digitale e a quel controllo totale della popolazione in nome di una fantomatica “sicurezza”.
Con massonerie, potere finanziario e politico che continuano a rimanere saldi al timone – servendosi alla bisogna delle mafie – di quella bagnarola chiamata Italia, ormai in totale balia delle onde avverse di Washington, Londra e Bruxelles.