In questi giorni a Davos, fra le Alpi svizzere, sti sta svolgendo il consueto meeting annuale che vede partecipi i vari leader politici e finanziari del mondo e i molteplici padroni e signori del mercato internazionale impegnati in discussioni vertenti sulle ambizioni preposte dal consiglio e sul loro conseguente raggiungimento ed adempimento.
di Fabio C. Maguire
Nelle giornate del Word Economics Forum sono state affrontate anche diverse tematiche circa le condizioni generali dell’attuale scacchiere geopolitico e delle distinte dinamiche politiche ed economiche mondiali.
Il dibattito sulla odierna situazione in Ucraina e sul conflitto in corso ha occupato un notevole spazio di tempo e i rappresentati presenti hanno esposto in maniera molto similare e scontata le loro posizioni e teorie sulla materia.
Gli interventi sono stati effettuati anche per mezzo di videoconferenze e fra questo risalta il discorso di Kissinger, ex segretario di Stato ed ex consigliere della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, che ha parlato al Forum economico mondiale di Davos.
Il sopra citato ha affermato che “prima della guerra mi opponevo al entrata di Kiev nella NATO ma ora credo che l’idea di un’Ucraina neutrale non sia più perseguibile”, ribadendo la necessità di arrivare a un cessate il fuoco e continuando ad affermare che “un attacco della Russia convenzionale all’Europa troverà una resistenza unita che Mosca non ha le capacità di superare”, concludendo che l’operazione di contrasto condotta dall’Alleanza Atlantica e da Bruxelles ha raggiunto i suoi obbiettivi.
Le parole dell’ex braccio destro di Nixon e Ford lasciano molto a desiderare perché poco veritiere e non del tutto attinenti alla realtà.
Infatti affermare che molti dei propositi sono stati raggiunti, grazie anche alle sanzioni imposte, è una dichiarazione fuorviante ed ingannevole perché la crisi ha colpito maggiormente i paesi europei che si sono allineati agli embarghi posti ai danni della Federazione Russa.
I governi sanzionatori hanno dovuto affrontare un allarmante e terribile emergenza energetica e un notevole aumento dell’inflazione dovuti principalmente alla dipendenza dal gas russo e dai vari rapporti commerciali con Mosca, interrotti dopo l’avvio dell’operazione speciale.
L’idea secondo la quale la Russia avrebbe dovuto subire un crollo dell’economia è stata subito smentita sin dalle prime settimane del conflitto e davanti agli occhi dei grandi tecnici e strateghi occidentali si è palesata la tendenza opposta.
Infatti Putin, in un incontro sull’economia, ha confermato che “il PIL della Russia è diminuito solo del 2,1% differentemente da quanto previsto e garantito dagli esperti stranieri e molti dei settori più importanti come l’agricoltura, l’edilizia e l’industria di difesa hanno aumentato senza precedenti la loro produzione e incrementato i posti di lavoro”, registrando un tasso di disoccupazione ai minimi storici.
Inoltre la situazione sul campo di battaglia è molto complicata e sempre più instabile per le milizie di Zelensky che hanno dovuto optare per una grossa ritirata dopo duri scontri armati e lasciare il controllo del centro di Soledar alle truppe russe che proseguono la loro offensiva e interrompono le rotte di rifornimento ai reparti impegnati al fronte, oramai isolati, abbandonati e impossibilitati ad organizzare una decisa resistenza.
Il fatto che la guerra non abbia indebolito né l’economia e né il potere politico del Cremlino e che la crisi stia sopraffacendo i diversi paesi occidentali, giustifica la volontà e la necessità di arrivare a una pace in tempi molto brevi da parte di Washington.
L’idea sarebbe quella di raggiungere un accordo finale con Mosca che preveda un rientro della Russia nel sistema internazionale con nuove condizioni.
Sembra celarsi dietro le parole gioiose e trionfanti di Kissinger la paura di un ampliamento del conflitto oltre i confini ucraini e l’impotenza delle forze atlantiche di affrontare uno scontro diretto con l’esercito russo che provocherebbe un collasso totale delle super potenze occidentali.
La propaganda globalista dipinge il governo di Mosca come un potere allo sbando ma la realtà è che la politica economica e militare di Putin è vincente e apprezzata da molti nel mondo.
L’operazione difensiva russa nei confronti del Donbass e delle popolazioni russofane in Ucraina prosegue e messaggi chiari giungono dalle trincee, l’imperialismo capitalista americano non passerà.
Sostegno e solidarietà alla popolazione russa perseguitata dagli estremisti e nazionalisti di Kiev e a tutti i popoli in lotta contro l’oppressore a stelle e strisce.
lucidissimo articolo che coglie l’essenziale che il mainstream ignora ,o, “alla meglio….”, censura….Non mi stupisce il cambiamento di linea del massimo custode degli interessi del deep state yankee. Ora gli USA giudicano raggiungibile lo spostamento del MURO DI BERLINO fino a KIEV o poco più in là….l’importante è per loro continuare a tenere divisa l’EUROPA !