Leggendo le parole del Ministro della cultura Sangiuliano “Dante padre del pensiero di destra”, mi è venuta in mente una frase emblematica di Pierpaolo Pasolini: “Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone”.
di Giuliano Castellino
E sì, perché ora la destra meloniana sì sta comportando tale e quale alla sinistra arrogante, salotteria e radical-chic che, per decenni, ha imposto un pensiero unico, arrivando ad egemonizzare il potere culturale.
Cosa assai diversa dalla culturale, che al contrario non può conoscere egemonizzazione, poteri e gabbie ideologiche.
Destra bluet e sinistra fucsia, anche nella gestione della culturale, sembrano essere le due facce della stessa medaglia del viscido imperialismo culturale imposto dal pensiero unico dominante.
Dante di destra?
Dante è patrimonio di tutto il popolo italiano e di tutta l’umanità.
È simbolo di unità e comunità, l’esatto contrario di chi, senza riferimenti storici (forse ha troppa paura per dire quali sono!), filosofici (questa sconosciuta per i destri “de noatri”) e culturali, utilizza Dante Alighieri in maniera faziosa e divisoria.
Dante è l’Italia.
Quella bella, sana, non avvelenata dalla politica da due soldi.
Dante è indipendenza, non servitù al padrone americano.
Dante è sovranità popolare, non sudditanza a Bruxelles e Davos.
Dante è giustizia sociale, non liberal-capitalismo.
Quindi questa destra di potere tenga giù le mani dal nostro Dante, padre di tutti gli italiani.
Che vogliono ancora pensare, vivere e magiare da italiani, che da troppo tempo fanno guerre atlantiche, politiche sociali europee e sono oppressi da chi odia l’Italia e gli italiani.