Sono passati quasi tre anni da quell’8 marzo 2020… Tre anni di piazze, mobilitazioni, aggregazioni, incontri, scontri, confronti, riunioni ed elaborazioni culturali. In questi tre anni il golpe globale del Great Reset non ha mai cambiato marcia. Inesorabile sta massacrando popoli, patrie, libertà e diritti sociali. La quarta rivoluzione industriale sta imponendo una tirannia feroce, globale, capitalista.
di Giuliano Castellino
Cosa fare?
Inziare ad unire.
Ripartendo dai dissidenti della prima ora e con un evento che racconti, almeno in parte, la storia di questi anni che hanno segnato l’Italia e il mondo intero.
Grazie all’intervento di tanti amici e compagni di lotta, sabato 4 febbraio, a Roma, non vogliamo solo proiettare un docu-film, ma tornare a parlarci, confrontarci, riprendere in mano la nostra lotta di liberazione.
Urge rilanciare un tavolo di confronto che ponga le basi per una reale e rispettosa collaborazione ed unità delle forze del dissenso che hanno animato le piazze di questi ultimi anni.
Rilanciare una proposta militante e di unità popolare che possa, come fatto in questi tre anni, continuare a resistere alle sfide del presente e del futuro.
Non basta più la sola opposizione alla dittatura sanitaria, urge una radicale opposizione e resistenza a tutto il capitalismo 4.0!
Bisogna essere sì nel mondo del dissenso, ma anche nelle contraddizioni sociali che la tirannia capitalista sta facendo emergere in maniera drammatica.
Essere nei conflitti e stare in tutte le resistenze.
Necessario stare con tutto il movimento anti-imperialista, per continuare a dire no alla guerra, alla Nato e sostenere il popolo del Donbass e la Russia, oggi baluardo di libertà e di un mondo multipolare e pacifico.
Come non collaborare con tutte le realtà che si battono per uscire dall’Unione europea e dall’euro?
Fondamentale stare nel mondo del lavoro, sempre più in crisi di fronte all’offensiva della finanza apolide.
Difendere il diritto alla casa di fronte alle patrimoniali nascoste dietro il “green”, i tassi dei mutui schizzati al 5%, l’avanzata di nuovi sfratti e sgomberi.
Al fianco di chi sta combattendo contro la tirannia alimentare e vorrebbe portare sulle nostre tavole grilli, scarafaggi e bacarozzi.
Contro la transizione ecologica, l’identità digitale ed il capitalismo cibernetico. No alla società del controllo e della sorveglianza totale.
Sempre contro passaporti vaccinali e/o elettronici e vecchi e nuovi Green Pass!
Precarietà, sfruttamento e disoccupazione vanno contrastati in ogni forma e luogo.
Costruire e sostenere l’Altro Pensiero contro il pensiero unico dominante. Trasformare il contropotere culturale in azione militante ed aggregazione popolare.
Tornare nelle piazze e nei quartieri. Aprire sezioni ed avamposti, perché collettivi di lotta e comunità devono tornare ad essere il focus della resistenza, non rimanendo stritolati dalle stanze dell’ego dei social.
Proporre un nuovo comitato di liberazione nazionale plurale, senza più veti, anti, sterili ed inutili polemiche, perché l’unione fa la forza, il “dividi et impera” è solo utile al regime.
Indipendenza nazionale, sovranità popolare e giustiziale sociale sono l’approdo di tutto il movimento di resistenza.
Su questi basi va ritrovato il piano per resistere e contrattaccare.
L’autonomia (con la a minuscola) – come forma di lotta e resistenza – nell’unità può e deve essere il primo passa verso una nuova Pentecoste di Libertà.
La lotta di classe tra dominati contro dominanti ha bisogno di tutti.
Verso il 4 febbraio: tre anni di piazze per l’unione della resistenza