“Il Capitalismo Cibernetico”, nuovo libro di Renato Curcio che affronta la “riorganizzazione digitale del modo di produzione capitalistico” nell’attuale momento storico.
di Fabio C. Maguire
Il titolo prende vita da un concetto, elaborato dall’autore stesso, in cui si “mettono a confronto il presente intreccio con le altre forme di potere fino ad oggi dominanti” tra i quali si annoverano il potere panottico, lo Stato d’eccezione e il potere strumentalizzante.
Il sistema capitalistico resta invariato e così i suoi fini e obbiettivi di controllo e sfruttamento ma mutano, a seconda dei contesti, i mezzi e i modi per pervenire ai suoi intenti.
In epoca moderna le armi utilizzate per adempiere all’asservimento delle classi subalterne vengono rintracciate in Internet e nelle piattaforme digitali.
Quello che si sta andando a costituire è un nuovo ed esclusivo “potere delle macchine sui singoli individui”.
Cominciando la disamina dell’opera da Internet e dal suo utilizzo esso non può che essere definito come tecnica offensiva di disinformazione e propaganda, ponendosi il target di assoldare e reclutare nuove coscienze e menti su cui imprimere là neo-dottrina globalista.
L’autore entra nel merito e definisce questi come processi di “ assoggettamento volontario” e di “educazione al proprio sfruttamento.”
Seguendo la lettura Renato Curcio si proietta in avanti e si focalizza sui “prossimi confini che lo sviluppo del modo di produzione capitalistico cerca di raggiungere”, iniziando da un’analisi sulle graduali trasformazioni del potere.
Quest’ultimo inteso come una regolarizzazione dello stato di emergenza e delle forme di controllo sociale fino a giungere al potere strumentalizzante, affermatosi grazie alle campagne di sovranazionalizzazione e privatizzazione che le imprese e le multinazionali finanziano al fine di sovrapporsi alle strutture politiche democratiche, imponendo il “comando” diretto sulla produzione e sull’intera società.
Si continua con la critica alle varie transizioni digitali/energetiche/ecologiche, presentate come “una politica salvifica alle disuguaglianze e alla precarietà sociale” ma altro non sono che “ la conseguenza strutturale dell’accelerazione indotta dall’applicazione dell’intelligenza artificiale in chiave capitalistica”.
Altresì, tematica importante è la perdita dei rapporti e legami così definiti orizzontali – famiglia, amici e appartenenza culturale – che con l’affermasi del capitalismo cibernetico vanno scemando, provocando l’alienazione e l’emarginazione dell’uomo, oramai isolato e afasico, in grado di avere solo legami digitali e compromettendo e minando così ogni attività e slancio sociale.
Renato Curcio oppone quelli che lui definisce “cantieri d’intelligenza sociale” che “potranno dar sempre nuove e avanzate mete”, contrapponendo “alla versione cibernetica del Capitalismo la migliore delle capacità umane: l’energia creativa delle relazioni sociali aperte.”