Aumento dei tassi e legge finanziaria: due ipocrisie a confronto
Roma, 10 gennaio 2023 – Mi viene richiesto di commentare il recente aumento dei tassi d’interesse da parte della BCE e colgo l’occasione per parlare anche della rituale legge annuale di bilancio dello stato – cosiddetta manovra – poiché le due iniziative gareggiano sul piano dell’ipocrisia propagandistica.
Dietro la rappresentazione formale di un libero mercato si nasconde il vero funzionamento del governo economico bancario travestito da democrazia occidentale. Per capirlo, partiamo per comodità dalla legge di bilancio dello stato che evidenzia i paradossi di una menzogna non più difendibile: ovvero, che lo stato avrebbe bisogno di risorse fiscali sotto forma di imposte e tasse, per mantenersi. E che quindi la spesa dello stato sarebbe limitata dal buon cuore dei banchieri primari (primary dealers) nell’acquistare titoli d’indebitamento che si trasformano inevitabilmente in ulteriore debito pubblico. Se qualcuno si chiedesse dove i banchieri trovano i soldi per comprare i titoli, la risposta sarebbe stupefacente: creano denaro immaginario dal nulla che viene accettato per convenzione (e convinzione) dal resto della società per effettuare tutti i pagamenti (“moneta bancaria”). Chi cercasse in Costituzione da dove emana questo potere dei banchieri rimarrebbe basito: infatti, come ci ricorda il solo articolo 117 della Costituzione: “Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: (…) e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie;” (vedi: https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-ii/titolo-v/articolo-117 ).
La sovranità monetaria è accennata dunque in un solo articolo ed all’unico scopo di limitare e castrare i poteri delle regioni e delle provincie!
Ma non basta: non esiste in effetti una legge esplicita che assegni ai privati (i vertici bancari) il potere di creare denaro in vece dello Stato.
L’intera materia è coperta da una nebbia che lascia intendere che i poteri dei vertici bancari hanno i colori della legge, anche se la legge non c’è. Il pubblico viene tenuto all’oscuro del fatto che il sistema apicale bancario si finanzia creando denaro dal nulla – sia a livello di banca centrale che a quello delle banche commerciali. Questo fatto di per sé lascerebbe intendere una sudditanza dell’intero apparato statale ai diktat monetari di un gruppo di privati che, in un modo o nell’altro, hanno conquistato i vertici bancari. Questo fatto è di per sé eversivo ed impedisce allo stato di assolvere pacificamente alle sue funzioni. Anzi, si dice che lo stato avrebbe solo tre modi per governare le sue spese: privatizzare, riscuotere tasse dai cittadini oppure limitare le uscite.
Nessuna Corte dei conti, consiglio di stato o ragioneria dello stato, ha mai affrontato frontalmente tale questione focalizzando l’abuso di potere dei banchieri privati sulla cosa pubblica: per ignoranza e/o perché palesemente collusi.
Lo stato castrato quindi, ogni anno, ignorando il potere di creare moneta, fa una legge di bilancio indicando come coprirebbe le sue esigenze finanziarie tartassando ulteriormente il popolo sovrano. Oltre l’enorme danno economico per la nazione, lo stato auto-castrato dall’impotenza monetaria ha una valida scusa per ignorare i suoi doveri e negare ai cittadini tutte quelle istanze e tutti quegli interventi, peraltro previsti anche in Costituzione, “per scarsità di mezzi”. Si vede l’art. 3 secondo comma: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori (rectius: “di tutti gli italianii”) all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Bloccate così le più importanti istanze di sviluppo e di progresso del popolo “diversamente consapevole”, i protagonisti di questa triste commedia si concentrano su come salvaguardare la loro posizione privilegiata a scapito di tutti gli altri. Lo status di colonia nord-atlantica viene ritualmente evocato a giustificazione dell’impotenza governandi solo per coprire il magna-magna dei banchieri nati stanchi (di cui, a onor del vero, sono sudditi gli stessi cittadini statunitensi).
Detto questo, ed appurato che la Repubblica è in mano al Governatore della Banca d’Italia, a sua volta mandante della BCE assieme ai suoi degni comprai, veniamo alla pantomima dei tassi d’interesse. Poiché occorre ingannare il popolo sulla vera natura degli auto-finanziamenti delle banche, creati dal nulla ad hoc, ecco che emerge la funzione propagandistica dei tassi d’interesse: i banchieri in realtà si farebbero prestare i soldi dai marziani, quando ne hanno bisogno, e riconoscerebbero agli alieni un certo tasso d’interesse. Logico che poi, quando riprestano tali danari, richiederebbero alla clientela un tasso maggiore e guadagnerebbero solo dal differenziale… (e non dal capitale creato dal nulla!).
Questa favoletta viene supportata da una pratica contabile corrotta che non identifica a livello di bilancio bancario la fase di creazione del denaro (vedi i vari studi sul signoraggio di Biagio Bossone, consulente senior di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, che trovi anche qui: https://centralerischibanche.blogspot.com/2018/11/bibliografia-sulla-questione-contabile.html ).
Nella narrazione mistica dei banchieri centrali, il tasso d’interessa avrebbe anche una ulteriore funzione, oltreché da paravento dell’autocreazione monetaria, ovvero quella di frenare l’inflazione. Niente di più falso, ovviamente: più i costi di approvvigionamento del denaro diventano alti per i comuni imprenditori e più essi li ribalteranno sul prezzo finale dei loro prodotti, aumentando – questavolta sì – la spinta inflativa.
Purtroppo in questo mondo di apprendisti stregoni non c’è niente di più difficile di far capire le cose banali, e così… lo spettacolo deve continuare…. a qualsiasi costo! (tasso d’interesse compreso…)
Ma tranquilli: domattina non vi ricorderete nemmeno di aver mai letto questo articolo – ci sarà un’altra finta emergenza appena inventata solo per distrarvi dall’essenziale.
“Alla lunga, saremo tutti morti.” (Keynes)
a cura di Marco Saba