Julian Assange, ancora imprigionato a Londra in regime di massima sicurezza, è in attesa di essere estradato negli Stati Uniti.
Il caso del giornalista australiano non ha precedenti nella storia e la vicenda si rivela essere unica nel suo genere.
Il co-fondatore di WikLeaks, secondo le autorità statunitensi, si è reso responsabile di reati quali lo spionaggio e cospirazione.
Per queste accuse è in stato di arresto da quasi quattro anni nelle carceri di Sua Maestà, dopo anni di “arresti domiciliari” presso l’ambasciata dell’Equator.
Viene imputato e contestato al cronista il fatto di aver divulgato e pubblicato materiale e informazioni segrete circa le operazioni e gli affari occulti del governo americano.
Le sue rivelazioni, infatti, hanno permesso all’opinione pubblica di venire a conoscenza delle atrocità e dei crimini di guerra commessi dai Marines e dai servizi di intelligence americani impegnati in campagne politiche e militari in diversi paesi del mondo.
Per rendere meglio l’importanza e il valore delle sue pubblicazioni, nel 2007, sono stati diffusi migliaia di documenti inerenti al carcere inaugurato dall’amministrazione Bush nel 2002 a Guantánamo Bay, a Cuba.
Gli archivi sono colmi di informazioni sui metodi e le tecniche di tortura utilizzate quotidianamente contro i prigionieri della struttura nell’ambito di un programma contro il terrorismo.
Altresì nel 2010 il War Diaries fu lanciato con circa 400 mila resoconti riguardanti la guerra in Iraq tra il 2004 e il 2009.
Vengono citate le armi e i mezzi devastanti e distruttivi impiegati dall’esercito americano e le informazioni sugli obbiettivi militari e civili colpiti e uccisi.
Non possono mancare anche qui i reiterati e vergognosi abusi sui prigionieri di guerra.
Tra il 2013 e il 2016 WikLeaks pubblicò documenti e reperti denunciando la Casa Bianca di negoziare accordi di libero scambio quali il TPP, TTIP e il TISA.
Washington aveva come strategia un nuovo sistema economico e legale in cui persino i diritti civili sarebbero stati cancellati e calpestati.
Queste sono alcune delle molte indiscrezioni diffuse che “hanno fatto luce su fatti molto controversi e significativi del governo americano.”
Viste le circostanze è palese la volontà degli Stati Uniti di far tacere per sempre la voce di Assange e di criminalizzare il suo lavoro come giornalista.
La sua estradizione consentirebbe l’avvio di un processo falso e iniquo, dove la sentenza sembrerebbe già scritta.
Julian è in catene per aver difeso e diffuso la verità e per questa sua scelta è prevista una pena esemplare, fuori dal comune.
La politica contraddittoria e liberticida di Washington compromette la libertà di espressione e lede i diritti basilari dell’uomo.
I rappresentanti di Stato americani consentono una sola informazione/propaganda che non vada ad intaccare e compromettere i loro affari e programmi.
Nonostante la rigidità, l’intransigenza e la durezza con le quali le varie autorità giudiziarie stanno affrontando il caso molte sono le associazioni e i comitati che si sono impegnati nella lotta per il rilascio di Assange.
A supporto di questa campagna vi sono molti paesi e governi che hanno preso posizione, condannato l’azione repressiva americana e si sono dichiarati disponibile ad accogliere il giornalista australiano.
Libertà e Giustizia per Julian Assange!
di Fabio C. Maguire