Antonio Catalano
La lontananza di questa sinistra non solo dagli interessi ma dagli umori e dalla sensibilità dei ceti popolari è siderale, e più prova a recuperare il loro credito più la distanza aumenta.
Pensano d’essere chissà quanto tosti a scendere in piazza contro il fascistissimo governo Meloni, come se non ci fossero abbastanza ragioni per contestarlo sia sul lato sociale interno che su quello internazionale. Ma non lo fanno, e sai perché? Perché loro farebbero lo stesso, se non peggio. Ma guai a dirglielo, reagiscono male, poco abituati a essere contraddetti, e col serio rischio d’essere tacciati di fascismo.
Fascismo? Una categoria storico-politica, dell’anima, del sentimento, del bon ton? Solo Gaber ci può aiutare.
Non criticano la Meloni per una politica succube della Nato, che manda armi all’Ucraina col rischio di coinvolgerci in una guerra che lor signori hanno deciso, perché aumenta la spesa militare, perché continua sulla strada, cara a questa sinistra, di smantellamento del patrimonio pubblico, perché sostiene Israele che la sinistra sostiene ma che finge sensibilità per il martoriato popolo palestinese.
Ce ne sarebbero di ragioni per scendere in piazza e organizzare una seria e articolata opposizione sociale. Invece no, questi ti scendono in piazza per raccontarci di una fascistissima Meloni che bacia in bocca un Mussolini in divisa.
Poi gli universitari di questa sinistra, antagonisti per autocertificazione, come i più grandi, progressisti per autocertificazione. Voglia di studiare saltami addosso, specialmente sotto Natale, quindi perché non organizzare una bella occupazione della facoltà di Lettere della Sapienza per «costruire un’opposizione studentesca, universitaria e giovanile a un progetto di legge liberticida che svuota la nostra democrazia, individuando in migranti, studenti, attivisti e movimenti sociali dei nemici da reprimere e silenziare»?
Reprimere e silenziare lo possono far loro e loro soltanto, tipo concedere la parola solo a chi parla come a loro piace, altrimenti può capitare come al sottoscritto quando la scorsa primavera il banchetto di raccolta firme per DSP fu letteralmente mandato all’aria; oppure, se una certa associazione dice quel che secondo loro non può essere detto, le si dà tranquillamente fuoco alla sede, meglio se con i proprietari dentro, come urlano assatanati.
Esagerano, vero, son costretti ad ammettere in tv i loro padrini istituzionali, comunque esprimono un disagio sociale… e poi che vuoi che siano questi episodi in confronto alla deriva fascista.
Vicini vicini in piazza per contrastare il decreto sicurezza, l’attacco alle libertà, il pesante clima di repressione delle lotte. Dalla Cgil dell’urlatore Landini (grande amico degli Elkan, perché fargli torto in questi anni intervenendo sulla vicenda Stellantis?) all’Anpi (garanzia istituzionale di antifascismo che esprime solidarietà a Liliana Segre che guai a parlar male di Israele), dall’Arci ad Avs, dal Pd all’ancora M5s, da Rifondazione ai centri sociali, dai movimenti per i migranti ai movimenti per la casa, dagli ambientalisti agli antiproibizionisti (con tanto di produttori di cannabis), dalle realtà Lgbt+ alla rete Disabilty pride (per una disabilità trans inclusiva). Ne ho forse dimenticato qualcuno, farò più attenzione la prossima.
Bisogna comunque riconoscerlo: questa sinistra ci sa fare a mettere in piazza un po’ di gente, mica la destra pantofolaia.
Ma davvero a questa sinistra sta a cuore la libertà d’espressione e di manifestazione?
Boh!
Non mi ricordo che lo abbiano dimostrato quando gli operai portuali di Trieste sono stati picchiati e pompati perché manifestavano contro il draghiano “green pass”; oppure quando lavoratori venivano sospesi o licenziati perché non volevano inocularsi (come il sottoscritto).
Come non hanno mai espresso condanna per quei provvedimenti di censura e repressione di eventi culturali con cantanti, artisti, letterati, sportivi russi.
Come non dicono niente contro la recente censura e chiusura di spazi di libero dibattito sui temi della guerra quando non sono in sintonia con le veline dei servizi angloamericani.
Come non dicono niente quando la sceriffa (corretto con la “a”?) Pina Picierno del Pd, vice presidente del parlamento europeo, impedisce la proiezione di docufilm su Maidan e Donbass.
Come non sono mai scesi in piazza per protestare contro i pacchetti di aiuto finanziario e bellico che i governi Conte e Draghi approvavano a favore di Zelensky, lo stesso che ha fatto erigere un bel po’ di statue al nazista Stepan Bandera (eletto eroe del popolo ucraino) e nel cui esercito pullulano formazioni zeppe di stemmi e simboli nazisti (un po’ contradditori i nostri antifascisti?)
Come nicchiano sull’invasione alla Siria, con un Isis ora diventato moderato, e sull’allargamento di Israele verso Siria e Libano dopo aver raso al suolo Gaza.
Con i proPal che fanno finta di non capire che la questione palestinese non è a sé stante, che è tutta intrecciata all’intero scenario mediorientale, ma a loro sta a cuore il fantomatico curdo Rojava “femminista” (concesso pro tempore dagli americani per ottenere i servigi richiesti), dove in questi giorni sventola il tricolore con le tre stelle di jihadisti e oppositori di Bashar Assad.
Ma vuoi mettere il brivido che corre lungo la schiena quando urli un bel Meloni-fascista-la-prima-della lista?
Condivido perfettamente ciò che scrive Antonio Catalano: “…la sinistra ci sa fare a mettere in piazza un po’ di gente, mica la destra pantofolaia…” La Meloni finché ci saranno queste piazzate potrà dormire sonni tranquilli, anzi non so se gli esperti di marketing politico di cui si circonda la segretaria PD, hanno ben calcolato il tutto. Ormai( e da molto) nel sentire di quel 50% di popolo che ancora va a votare fascismo e antifascismo non hanno alcun significato e il ritratto di Meloni che bacia in bocca Mussolini la farà risalire di tanti punti presso quel popolo di destra che ha trasalito (uso un eufemismo) nel vedere le foto tutti abbracci e sorrisetti di Giorgia con nonno Biden
In realtà questa malinconica e stagnante stagione politica potrebbe essere rimessa in movimento solo da una piazza di destra