Anticipazione tematica del libro di Antonello Cresti LA NOSTRA RIVOLUZIONE CULTURALE
di Antonello Cresti
Quando sento pronunciare la parola “cultura”, un fremito mi attraversa. Non per timore, ma per un’intima e feroce consapevolezza: essa è stata ridotta a maschera, a simulacro, a burattino mosso dai fili invisibili di poteri che la disprezzano.
Chi osa oggi parlare di cultura lo fa spesso con la stessa ipocrisia di un sacerdote che predica la purezza mentre cela dietro l’altare la corruzione. Un tempo, la cultura era lotta, fermento, creazione. Oggi è il territorio sterile della predazione, un’arena in cui i potenti giocano a costruire una narrativa che anestetizza, anziché risvegliare.
Non si ricerca più il vero, né si forgia il bello: si distribuiscono dogmi prefabbricati, slogan che suonano vuoti come tamburi battuti senza passione.
Il dubbio è stato assassinato, e con esso la libertà del pensiero.
Abbiamo bisogno di una guerra – non di spade e cannoni, ma di idee. Una guerra che scuota le fondamenta di questa cultura avvelenata, che sfidi il suo cinico nichilismo. Non vi è battaglia più urgente, perché tutto ciò che siamo e saremo si radica qui, nel terreno culturale. Se esso è corrotto, anche i frutti della nostra civiltà saranno marci. Ma siamo noi degni di questa lotta?
Guardiamoci negli occhi: quanti di noi sono pronti a porre la cultura al centro della propria esistenza, a sfidare il vuoto con un pensiero nuovo e rigoglioso? La maggioranza si rifugia dietro un comodo adagio: “prima vivere, poi filosofare”. Ma questa è la menzogna dei deboli, di chi non comprende che vivere e pensare sono inseparabili.
La cultura non è un ornamento, un passatempo per animi raffinati: è l’acqua in cui nuotiamo, l’aria che respiriamo. Ma quest’acqua è inquinata, quest’aria è veleno. Gli avvelenatori del pensiero lavorano nell’ombra, distorcono, confondono. Vi fanno credere che il vuoto sia pieno, che il falso sia vero, e voi, come ciechi, bevete a questa fonte malata. Il nostro compito è immenso, eppure necessario: abbattere il tempio del vuoto e costruire un santuario per lo spirito.
Non dobbiamo rinnegare il passato, ma nemmeno restarne prigionieri. Ogni eredità va accolta con gioia e contraddizione, per poi essere trascesa. La cultura che sogniamo non nega le sue radici, ma le supera, generando qualcosa di autenticamente nuovo.
Siamo immersi in un’epoca in cui persino il pensiero d’opposizione si è estinto. I suoi ultimi rappresentanti si abbeverano agli stessi pozzi avvelenati dei loro avversari, confondendo ribellione con adesione implicita al medesimo immaginario. Ma una vera rivoluzione culturale non accetta scorciatoie: essa richiede coraggio, pazienza, e una volontà d’acciaio.
Ogni parola, ogni idea, ogni azione che recuperiamo dal dominio dei predatori è un atto di resistenza, una scintilla nella notte. Non temete il rischio, perché il rischio è vita. La paura che ci tiene fermi è il nostro più grande nemico. È tempo di infrangere queste catene, di ripartire dal pensiero, di ripartire dalla cultura. Solo così potremo risvegliare ciò che è sopito e riconquistare il nostro destino.
anticipazione tematica del prossimo libro “La Nostra Rivoluzione Culturale”