L'Italia Mensile

Siria: terra martoriata e di conquista

di Ramona Castellino

Il destino della Siria è come una complicatissima partita a scacchi tra Turchia e Usa.

Da sempre Erdogan ha mal digerito le imposizioni del padrone a stelle e strisce, risultando ribelle a refrattario a scelte non consone per il destino della Turchia.

Oggi in Siria Usa e Turchia si trovano su due fronti opposti con l’America che sta cercando di contrastare l’offensiva delle Forze Democratiche Siriane (SDF) sostenute da Erdogan dopo la caduta di Assad, appoggiando invece la minoranza curda che in tutti questi anni ha garantito agli Usa il furto del petrolio siriano, grazie anche alla complicità dell’ISIS che come ormai è noto, è frutto di una creazione statunitense.

La Turchia considera l’SDF affiliata al Partito dei Lavoratori de Kurdistan e per questo motivo le milizie islamiste filo turche si sono scontrate con i curdi sostenuti dagli Usa, riuscendo a conquistare le zone di Tal Rifaat e Manbij.

I funzionari turchi hanno annunciato che il segretario di Stato Blinken si recherà ad Ankara venerdì per discutere il processo di transazione e la formazione di un nuovo governo in Siria nel rispetto delle minoranze.

Quindi gli interessi geopolitici, perché di questo si tratta, degli Usa e della Turchia sono contrapposti e una risoluzione si avrà solamente dopo uno scontro tra le due fazioni a discapito come sempre della popolazione siriana.

E siamo anche certi che Erdogan non piegherà la testa di fronte all’alleato a stelle strisce.

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