L'Italia Mensile

La Prima Guerra dei BRICS

di Ramona Castellino

Per capire quello che sta succedendo a livello geopolitico in Siria, è molto importante ripercorrere degli eventi:

18 novembre: Bar, capo dello Shin Bet israeliano incontra i capi dell’intelligence turca.

25 novembre: i salafiti-Jiahadisti, , affiancati dall’intelligence turca, attaccano improvvisamente Aleppo. Tra le fila Jiahadiste sono molto variegate e contano mercenari, Uiguri, uzbeki, tagiki, ucraini e importatori dell’ISIS-K.
Dall’Iran, il portavoce del Ministro degli Esteri Baghaei conferma come l’atto in Siria è stato coordinato dall’asse Usa/Israele; attacco terroristico che avviene subito dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah, infranto già decine di volte da Israele, e dopo le accuse rivolte ad Assad da Netanyahu per aver permesso il transito attraverso la Siria di missili ed equipaggiamenti da parte dell’Iran verso Hezbollah.

Tel Aviv aveva già distrutto le vie di comunicazione tra Siria e Libano e Israele ha confermato come le attenzioni siano rivolte tutte all’Iran, in quanto determinante per distruggere l’Asse della Resistenza.

Secondo i servizi speciali siriani gli ucraini avrebbero fornito droni e sistemi di navigazione satellitare di stampo americano insegnandone l’utilizzo. Questi sistemi avrebbero disturbato le comunicazioni dell’Esercito Arabo Siriano. Quindi gli ucraini scambiano droni in cambio di lotti di takfris da utilizzare nella guerra contro la Russia, anche questa per conto degli Usa.

Molto oscura la figura della Turchia. La linea ufficiale turca è sostenitrice della fazione jihadista nel suo complesso e la conclusione più logica è che abbia insabbiato il processo di Astana e di fatto tradendo i partener politici di Russia e Iran e che quindi sia praticamente impossibile che Usa e Israele possano aver intrapreso questa azione senza che la Turchia ne fosse a conoscenza.

Si evince quindi come l’asse Teheran-Ankara sia legata ad un filo e come la Russia dovrà dirottare le proprie risorse militari verso Damasco a discapito del fronte ucraino e chiara è la volontà turca di controllare Aleppo per il controllo degli affari a favore delle aziende turche e per favorire il ritorno in Turchia di rifugiati aleppini facoltosi.

Aleppo è ambizione anche degli Stati Uniti per spezzare l’Asse della resistenza a sfavore dell’Iran e a vantaggio di Israele.

Molto a rischio la figura di Erdogan, membro Brics, che dovrà molte spiegazione alla Mosca e a Teheran.

Sul fronte ISIS oggi si potrebbe definire un ISIS turco. Comandante di tali forze è Abu Mohammed al-Joulani che forma l’HTS e cioè una schiera di jihadisti in affitto. E’ un beniamino turco e quindi lo è anche per Israele e la Nato. CIA e Usa hanno armato 21 delle 28 milizie salafite, coordinate dal MIT turco in un grande esercito nazionale mercenario.
Israele stesso ha fornito fondi, armi, munizioni e persino cure mediche ammettendo apertamente l’appoggio ai “ribelli” con lo scopo di spezzare l’asse Hezbollah-Iran-Siria.

L’HTS è il figliolo preferito dell’Occidente, è il ribelle moderato, fedele ad aAnkara e odiatore di sciiti e alawiti. Sono i jihadisti dell’ HTS che hanno forzato la resa completa di Aleppo che è stata dal 2011 ad oggi, una sconfitta devastante per Damasco ed è proprio per questo che la maggior parte dei siriani non appoggia l’asse Russia-Turchia-Iran che nel 2020 ha impedito la liberazione di Idlib diventata nel 2018 roccaforte dei jihadisti e difesa dal 2020 proprio dall’esercito turco.

L’SAA non ha aggiornato le proprie difese, nè integrato l’uso di droni, nè ha mai prestato troppa attenzione alle decine di spie straniere e quindi non meraviglia la facilità di caduta di Aleppo, conquistata in 48 ore.

Dal 2020 poi, l’Iran ha lasciato la Siria, soprattutto nelle province di Aleppo e Idlib, settori trasferiti appunto alle SAA.

Era chiaro da mesi che l’HTS stava organizzandosi per attaccare e il grave errore della Siria è stato non dare ascolto agli avvertimenti inviati a Damasco che non si è fidata dei rapporti stabiliti con la Turchia e le nazioni arabe.

Anche la Russia ha avuto la sua lezione e dovrà d’ora in poi contribuire effettivamente alla sovranità del Paese capendo anche dopo quello che è successo a Idlib e il relativo coinvolgimento ucraino, l’offensiva russa non potrà fermarsi ai soli confini della Repubblica di Donetsk.

L’HTS finora non sta sbagliando nulla, occupando tutte le strade che conducono ad Aleppo , spostare le battaglie lontane dalla città e prenderne il totale controllo.

Nel frattempo la controffensiva si organizzando con decine di migliaia di milizie dall’Iraq, dalla divisione Forze Tigre, le migliori siriane e milizie tribali.

La Siria è un crocevia fondamentale. Stati Uniti e Israele controllandola, coronorerebbero il sogno di bloccare il punto di transito cruciale dell’Iran verso il mediterraneo orientale. Inoltre permetterebbero al Qatar la costruzione del gasdotto che fornirebbe gas all’Europa attraverso la Siria, sostituendo quello Russo.

Altra dimostrazione che tutto ruota intorno alla guerra nel cuore dell’Europa. gli Stati uniti attraverso il suo stato profondo cercano di sviare la Russia concentrandosi sulla Siria, allungando la strada a Mosca e quindi alleggerendo la pressione in Ucraina appena prima della firma del partenariato strategico Russia-Iran.

Ma anche per gli Stati Uniti la situazione si è complicata con l’Arabia Saudita che essendo partener dei BRICS, insieme ad Egitto e agli Emirati Arabi Uniti sostengono Assad contro l’HTS.

La Siria è cruciale anche per la strategia russo-africana, e quindi sempre più Russia, Iran e i membri della BRICS non hanno altra scelta che intervenire per non perdere il loro accesso al Mediterraneo orientale, al Libano, all’Iraq e oltre con la mossa molto seria da parte della Russia di distogliere forze dall’Ucraina a favore di una Siria sovrana.

Ad oggi il SAA ha una difesa ancora molto fragile. La situazione ad Aleppo è drammatica, i “ribelli” hanno il quasi controllo della Zona Rossa ed avanzano anche i curdi sostenuti dagli Usa quindi con un coinvolgimento della Nato.

Lo scenario possibile a breve termine sarebbe quello di concentrarsi su Lattakia, insegnare alle milizie siriane di combattere alla russa e indirizzarli su come liberare la nazione, rendendosi conto del grave errore commesso nel 2020 lasciando un rifugio sicuro ai terroristi a Idlib. Poi Mosca dovrà comprendere appieno che se negozierà una sorta di Minsk-3 con la Nato, rischierà di rendere Kiev una nuova Idbib.

Tutta la maggioranza globale dovrebbe essere in allarme, comprendendo appieno che la guerra in Siria fa parte di una complessa operazione che attraverso il caos , tenta di mettere sotto sopra l’Asia occidentale, incendiandola.
Per questo lo scenario che si prospetta è quello della Prima Guerra dei BRICS.

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