di Riccardo Bianchi
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) ha fatto passi da gigante, trasformandosi da una tecnologia emergente a una forza dominante in molti settori. L’IA ha un impatto devastante sul lavoro tradizionale. Uno degli aspetti più critici dell’IA è la sua capacità di automatizzare lavori che un tempo richiedevano abilità umane. Settori come la manifattura, i trasporti, la logistica e perfino le professioni amministrative sono stati i primi a subire questa trasformazione.
L’adozione di macchine intelligenti e robot in fabbriche e magazzini ha portato alla riduzione della necessità di operai e personale tecnico. Ma ora, anche i lavori nel campo del servizio clienti, della contabilità e persino dell’assistenza legale sono a rischio, grazie agli algoritmi avanzati di elaborazione del linguaggio naturale e di analisi dei dati.
Questa trasformazione non è un problema di nicchia: la possibilità di una disoccupazione di massa è una realtà imminente. I lavoratori più vulnerabili sono quelli con competenze che possono essere facilmente replicate da un software o da un robot, con la previsione che milioni di posti di lavoro possano scomparire nei prossimi decenni.
Questo impatto sta polarizzando il mercato del lavoro, ampliando il divario economico e sociale tra coloro che possiedono le competenze richieste dalla nuova economia digitale e coloro che non le hanno. Le aziende che adottano l’automazione e l’IA riducono i costi e aumentano la produttività, ma spesso questo aumento di efficienza non si traduce in benefici per i dipendenti. Invece, i profitti tendono a concentrarsi nelle mani degli azionisti e dei dirigenti, lasciando i lavoratori con salari stagnanti o addirittura in declino.
L’Erosione della Creatività Umana e del Valore del Lavoro
Una delle critiche più profonde contro l’IA è che essa rischia di erodere la creatività e il valore del lavoro umano. Mentre le macchine diventano sempre più capaci di svolgere attività che un tempo erano considerate esclusivamente umane, come la scrittura, la musica e la progettazione, si pone una domanda fondamentale: quale sarà il valore del contributo umano in un mondo dominato da algoritmi?
Questa distruzione del lavoro creativo non è solo una questione economica, ma anche esistenziale. L’identità di molte persone è fortemente legata al loro lavoro, alla loro capacità di creare e contribuire in modo significativo alla società. Se l’IA inizia a prendere il controllo di questi aspetti, cosa rimarrà del valore del lavoro umano?
Problema Etico e di Controllo
La diffusione dell’IA nel lavoro tradizionale solleva anche gravi questioni etiche. Le decisioni cruciali su chi deve essere licenziato, quali compiti debbano essere automatizzati e come distribuire i benefici dell’automazione vengono spesso prese da pochi individui con interessi economici e non nell’interesse collettivo della forza lavoro.
Inoltre, l’opacità degli algoritmi e la mancanza di trasparenza rendono difficile per i lavoratori e le loro rappresentanze comprendere e contestare le decisioni prese dalle macchine. L’IA può potenzialmente perpetuare e amplificare le discriminazioni esistenti se i dati su cui si basa sono viziati o parziali, senza alcun meccanismo di verifica o controllo umano.
La domanda finale non è se l’IA sostituirà il lavoro tradizionale, ma come reagire a questa situazione. Dovremmo promuovere lavori che sfruttino le qualità distintive degli esseri umani, come la creatività, l’empatia e il pensiero critico, qualità che, almeno per ora, rimangono al di fuori della portata dell’intelligenza artificiale. Il Sovranismo Popolare deve per forza di cose prendere in considerazione tutte le contromisure per restituire all’Uomo il Diritto al Lavoro. Ormai non se ne parla più in politica. Per noi è e rimane centrale come tema.