L'Italia Mensile

L’AFRICA AGLI AFRICANI SECONDO IBRAHIM TRAORÉ       

di Pamela Testa

“Dittatore”, “golpista”, “filorusso”…

Questi sono solo alcuni degli aggettivi utilizzati già utilizzati in passato – e riproposti proprio in questi giorni – dai soliti e ignobili “giornalari” di regime nei confronti di Ibrahim Traoré, il 36enne Presidente del Burkina Faso che ha il brutto “difetto” di essere un anti-globalista convinto e conclamato.

Un Presidente che per di più sta adottando una politica dannatamente simile ad un suo illustre predecessore, l’indimenticato e indimenticabile Presidente Thomas Sankara, ucciso nel 1987 da una congiura internazionale ordita dai francesi che non potevano più tollerare un Capo di Stato così indipendentista (che oggi definiremmo senz’altro SOVRANISTA), il quale stava praticamente liberando il Burkina Faso dall’infame giogo coloniale di Parigi.

Traoré si è affermato in Burkina Faso a gennaio 2022 ponendosi a capo di una giunta militare conosciuta come “Movimento patriottico per la salvaguardia e la restaurazione”, e secondo molti osservatori internazionali la presa di potere della sua giunta è stata resa possibile (e questo è senza dubbio un merito) dalla ripulitura armata che ha fatto delle milizie jihadiste attestatesi in diverse regioni burkinabé, riportando dunque quelle aree sotto il controllo di Quagadougou, capitale del Burkina Faso.

Se il potere di Ibrahim Traoré e dei suoi Capitani sorge dunque da una precisa esigenza di sicurezza e integrità nazionale, tale potere è venuto sempre più consolidandosi dalle altrettanto precise parole che Traoré ha pronunciato anche all’ONU, affermando che il Burkina Faso non è più disposto a sottostare ai diktat occidentali e neppure alle loro ingerenze, e che la sua Patria appartiene dunque solo e soltanto ai burkinabé.

Concetti scomodi, molto scomodi per il corrottissima dottrina globalista che ha preso possesso dell’Occidente, tant’è che questo autentico rivoluzionario ha sinora incontrato spazi pressoché nulli sui media, con il risultato che a queste latitudini nessuno – o quasi – sa davvero chi sia Traoré, almeno sino a quando questo giovane Presidente dell’Africa nera non ha alzato nuovamente la testa su una questione economica caratterizzata da moltissimi zeri, come senz’altro può esserla quella legata alle concessioni minerarie (dell’estrazione dell’oro in questo caso).

Ecco dunque che le etichette dispregiative di cui sopra tornano ad accompagnarsi alle cronache che descrivono l’azione di questo coraggioso e risoluto militare sempre vestito della sua mimetica e del suo basco color rosso sangue, il quale ha semplicemente affermato che il Burkina Faso sa ora come estrarre il (SUO) oro, e che non vede perché si debba continuare concedere concessioni minerarie a compagnie straniere (a maggior ragione se si è i quinti produttori al mondo del preziosissimo metallo).

Il discorso non fa davvero una piega, ma è bastato ricordare che il Governo di Quagadougou guarda con molto interesse al sovranismo di Putin della sua Russia per accendere tutte le spie d’allarme verso questo che, prima, era considerato uno dei tanti grotteschi dittatori del continente nero, mentre ora con il (tanto) oro del suo Paese potrebbe addirittura diventare un ricco partner commerciale degli odiati russi.

In realtà Traoré non ha ancora fatto parola al riguardo, ma c’è da scommettere che la sua pragmaticità lo porterà a stringere accordi commerciali con chi è disposto a pagare il giusto al suo Paese condividendone soprattutto la sua visione d’indipendenza, come d’altronde fece Thomas Sankara siglando accordi con i cinesi; accordi che gli consentirono di realizzare pozzi e acquedotti fondamentali per l’agricoltura in una regione spesso colpita da gravi siccità.

Sankara al riguardo aveva coniato un motto tanto semplice quanto efficace per descrivere la propria politica:

“Ciò di cui abbiamo davvero bisogno è non avere bisogno di aiuti”.

E non c’è nulla di più rivoluzionario, di più sovranista, di un tale pensiero.

Traoré sta oggi riprendendo quello stesso vitale concetto tramutandolo in fatti, e c’è da augurarsi che altri leader africani facciano presto altrettanto cacciando dai loro territori chi continua a depredarli lasciando in cambio soltanto elemosine.

L’AFRICA AGLI AFRICANI!!

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