di Diego Fusaro*
Questa foto esibisce in maniera mirabile alcuni dei principali esponenti della destra bluette e della sinistra fucsia amabilmente seduti al bar allo stesso tavolo. Discutono placidamente, come vecchi amici. Qualche anima bella dirà che si tratta di un buon segno, del fatto che anche tra politici di fazioni opposte si possono mantenere rapporti umani distesi e amichevoli. Altri dicono che “stavano discutendo la scaletta” degli interventi al congresso di Rimini. La verità, però, è un’altra: la foto in questione mostra e dimostra plasticamente, con l’immediata potenza dell’immagine, ciò che da tempo proviamo a esporre per la via mediata del concetto. Destra bluette e sinistra fucsia sono semplicemente le due ali dell’aquila neoliberale: la quale plana rapacemente sui popoli e sui beni pubblici, sui diritti sociali e sulle conquiste di civiltà. E lo fa sempre in nome delle superiori ragioni del mercato, vuoi anche di formule apertamente teologiche come quella proverbiale del “ce lo chiede il mercato”. La finta opposizione tra destra e sinistra o, più precisamente, l’alternanza senza alternativa che esse pietosamente inscenano nel quadro del monopartitismo competitivo liberista è potentemente cristallizzata in questa immagine. Lo si potrebbe anche chiamare Il “Partito Unico articolato” del neoliberismo. Vero è che i vecchi totalitarismi si fondavano sul Partito Unico vero e proprio, dacché mettevano fuori legge tutti gli altri. Il totalitarismo glamour neoliberale si regge, per parte sua, sul finto pluralismo di partiti perfettamente interscambiabili tra loro: tutti egualmente liberisti, tutti ugualmente atlantisti, a destra come a sinistra. La pluralità esibita si risolve nel monologo politico neoliberale, in un pluralismo mendace in cui i plurali sono tutti variazioni del medesimo. Il programma della destra sta nello sconfiggere la sinistra, come quello della sinistra sta nel battere la destra: al di là di questi proclami di vuota profondità, vi è però il medesimo contenuto, quello voluto e imposto dalle classi dominanti e dal mercato sovrano. Destra e sinistra competono per andare al governo a fare le riforme volute e imposte dai mercati, dalle agenzie finanziarie, dalla Bce e dal Fmi. Da una diversa prospettiva destra e sinistra rappresentano l’interesse dell’alto, vale a dire della plutocrazia neoliberale, contro il basso, cioè i ceti medi e le classi lavoratrici.