Aleksandr Dugin
La Cina ha fatto una scommessa strategica sulla partecipazione alla globalizzazione secondo le sue regole e ne ha tratto grandi benefici.
Noi russi, invece, abbiamo solo perso dalla partecipazione alla globalizzazione.
Ma questa strategia ha dei limiti naturali che ora si sono chiaramente delineati.
La Cina è un nemico dell’Occidente e questo sta diventando sempre più evidente. Inizialmente, l’integrazione della Cina nell’ordine mondiale globale era giustificata da una logica geopolitica classica: strappare un enorme pezzo di zona costiera (Rimland) all’URSS-Hartland per abbatterla. E ha funzionato.
In virtù di ciò, alla Cina è stato perdonato molto: l’unanimità del potere del PCC, persino gli eventi di Piazza Tienanmen.
Era necessario abbattere l’Eurasia e, ahimè, per un po’ sono è riusciti, ma… non fino alla fine.
Ora la gigantesca Cina, che si è rafforzata molte volte grazie alla sua abile partecipazione alla globalizzazione (da cui i suoi porti in tutto il mondo, i suoi enormi asset nelle economie dei Paesi occidentali, compresi gli Stati Uniti, e l’accaparramento di enormi mercati) non fa più da blocco alla Russia-Eurasia (e in origine il progetto della Nuova Via della Seta aggirava la Russia ed era diretto contro di essa) e si sta avvicinando ad essa.
L’Eurasia non sta diventando più debole, ma più forte.
Questa è la fine della precedente strategia di mezzo secolo concepita ed eseguita da Kissinger e Brzezinski, la più ampia commissione Trilaterale.
Ora la Cina stessa è diventata un problema, e che problema.
È difficile dire se la Cina si renda conto della gravità della situazione e del fatto che l’Occidente cancella senza problemi le regole che esso stesso ha imposto non appena si tratta di geopolitica.
Forse solo in parte, visto che la geopolitica non è in onore in Cina.
L’impegno nella globalizzazione ha prodotto troppi vantaggi perché la Cina possa rinunciarvi facilmente.
Xi Jinping sembra vedere chiaramente la minaccia e si sta avvicinando consapevolmente alla Russia; il prezzo da pagare perché la Cina continui la sua politica multipolare, però, potrebbe diventare troppo alto.
Per un deterioramento delle relazioni con gli Stati Uniti – soprattutto con Trump già chiaro vincitore – la Cina è pronta, ma non ha perso la speranza di mantenere i legami con l’Europa.
Da ciò, le minacce alla geopolitica atlantista provenienti dall’UE saranno prese molto sul serio.
La transizione da un mondo unipolare a uno multipolare costerà all’umanità molto più sangue.
È difficile dire se la Cina sia pronta ad iniziare a pagare davvero per la sua sovranità e i suoi successi. Un punto dolente molto delicato.
(https://t.me/ideeazione)