L'Italia Mensile

Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro di Marine Le Pen

Diego Fusaro

Alle recenti elezioni europee, il suo partito ha raggiunto il 33%, a fronte del flop dell’ultraliberista bellicista Macron.

E ora pare che in Europa non si pensi ad altro che a isolare la Le Pen, impedendole di avere qualsiasi ruolo di rilievo. Una sorta di conventio ad excludendum, volta a neutralizzare una forza che a tutta prima potrebbe apparire non allineata all’ordine dominante.

Subito in Francia sono partiti i giullareschi caroselli dell’antifascismo, capitanati dalle sinistre fucsia e dagli araldi del neoliberismo.

Come non mi stanco di sottolineare, l’antifascismo in assenza di fascismo si pone come risorsa di consenso per la civiltà del capitale assoluto e totalitario, che può in tal maniera a presentarsi come la democrazia perfetta da difendere dal ritorno del fascismo, o più semplicemente da ogni possibile contestazione dell’ordine dominante.

La Le Pen, tra l’altro, ha già avuto modo di sostenere che bisogna trattare con Putin, cercando insieme a lui la via per addivenire alla pace.
Insomma, una posizione ben diversa da quella del signor Macron, che più volte ha proposto di mandare le truppe in Ucraina e che probabilmente è caduto miseramente alle ultime elezioni proprio per questo motivo.

Evidentemente i francesi, come del resto gli italiani, non amano la guerra che invece i maggiordomi della politica vogliono perché debbono obbedire agli ordini di Washington.

Se è vero che la Le Pen è decisamente preferibile rispetto al prodotto in vitro dei Rothschild, Macron, non crediamo comunque che ella possa rappresentare fino in fondo l’alternativa al sistema dominante.

Intanto perché è risaputa la sua difesa a oltranza di Israele: proprio così, la Le Pen non appoggia il popolo palestinese, ma sostiene apertamente le politiche imperialistiche di Israele già da tempo.

Sul piano socioeconomico, poi, sembra avere una posizione piuttosto vaga, sicuramente non in grado di mettere in discussione l’ordine neoliberale egemonico.

Non mi risulta che la signora Le Pen abbia mai sostenuto l’esigenza di abbandonare il sistema capitalistico. Il solo punto probabilmente su cui la si può seguire riguarda appunto la posizione sul tema della guerra, ove la Le Pen si pone in netta rottura con l’ordine atlantista e imperialista dominante, proponendo l’esigenza di trattare con la Russia di Putin e di giungere il prima possibile alla pace.

Non è poco, direte voi, e sono d’accordo: anche se non basta a fare della Le Pen un possibile soggetto della trasformazione socio-politica.

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