Pepe Escobar
Il Petit Roi di Parigi [Macron, N.d.T.] è stato prevedibilmente schiacciato nei sondaggi europei.
Ha indetto elezioni parlamentari lampo, sciogliendo l’Assemblée Nationale in un atto di cieca e puerile vendetta nei confronti dei cittadini francesi, attaccando di fatto la democrazia istituzionale francese.
Che comunque non ha molto significato, perché i principi di “libertà, uguaglianza e fraternità” sono stati da tempo usurpati da un’oligarchia crassa.
Il secondo turno di queste nuove elezioni francesi si terrà il 7 luglio, quasi in concomitanza con le elezioni lampo britanniche dell’11 luglio, e solo pochi giorni prima di quella catastrofe urbana a fuoco lento che saranno le Olimpiadi di Parigi.
I salotti parigini si infiammano di curiosità sul perché il piccolo tirapiedi dei Rothschild con il complesso di Napoleone stia gettando tutti i suoi giocattoli fuori dalla carrozzina perché non sta ottenendo ciò che vuole.
È quasi certo che Le Petit Roi si troverà di fronte alla prospettiva concreta di diventare un Presidente anatra zoppa che deve obbedire a un Parlamento di destra; le chiacchiere dell’Eliseo si sono già unite al circo, dando l’impressione che potrebbe dimettersi (cosa poi smentita).
Tuttavia, se Le Petit Roi parte per la guerra contro la Russia, nessun cittadino francese lo seguirà, tanto meno il – pietoso – esercito francese.
Tuttavia, sono in gioco cose più importanti.
Dopo i messaggi – di buon auspicio – che hanno cambiato le carte in tavola per la Maggioranza Globale, emersi dal forum di San Pietroburgo della scorsa settimana, incentrati sull’apertura e l’inclusione, la riunione dei Ministri degli Esteri dei BRICS 10 a Nizhny Novgorod ha raccolto il testimone all’inizio di questa settimana.
Il Ministro degli Esteri Lavrov ha sottolineato tre punti chiave:
“I Paesi del Sud globale non vogliono più dipendere dai doppi standard dell’Occidente e dai suoi capricci”.
“Abbiamo sottolineato la necessità di un impegno costante per creare un nuovo ordine mondiale, dove l’uguaglianza degli Stati indipendenti sarà la chiave”.
Ora fate un confronto con la riunione del G7 che si terrà questa settimana in Puglia: la stessa vecchia canzone, da un “nuovo duro avvertimento” alle banche cinesi (“Non fate affari con la Russia o altrimenti!”) a minacce insistenti contro il partenariato strategico Cina-Russia.
Infine, ma non per questo meno importante, un ulteriore complotto per scremare gli interessi dai massicci patrimoni russi congelati/rubati con l’intento di inviarli al Paese 404; la stessa Medusa Tossica ha annunciato che a luglio il Paese 404 riceverà dall’UE 1,5 miliardi di euro dei proventi dei patrimoni russi rubati, il 90% dei quali per acquistare armi.
Il vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell – l’uomo che ha inventato il defunto “pivot to Asia” durante il mandato dell’arpia Hillary Clinton all’inizio degli anni 2010 – aveva già anticipato che Washington sanzionerà le aziende e le banche cinesi per le relazioni di Pechino con il complesso militare-industriale russo.
Secondo diversi parametri, l’Europa sta per implodere/esplodere non con un botto, ma con un agonizzante lamento nei prossimi mesi.
È fondamentale ricordare che le elezioni lampo in Francia e in Gran Bretagna coincideranno anche con il vertice della NATO dell’11 luglio, dove il guerrafondaio alimentato dalla russofobia raggiungerà il parossismo.
Resta il fatto che l’unico modo in cui questi “leader” di tutta la NATOstan e il loro umile agente dell’MI6 con una maglietta verde sudata a Kiev sopravviveranno è quello di creare un casus belli.
Se ciò accadrà, si potrà anticipare la data: tra la seconda settimana di luglio e la fine di agosto, e certamente non oltre la seconda settimana di settembre.
Ottobre sarebbe troppo tardi: troppo vicino alle elezioni americane.
Sono tre i membri della NATOstan che forniscono missili con una gittata di 350 km e oltre: Stati Uniti, Regno Unito e Francia.
Quindi una risposta “simmetrica” implicherebbe che la Russia fornisca alle nazioni del Sud globale armamenti avanzati – in grado di causare seri danni ai nodi dell’Impero delle Basi.
Ecco i principali candidati a ricevere queste armi – come ampiamente dibattuto non solo sui canali televisivi russi, ma anche nei corridoi del forum di San Pietroburgo.
Asia occidentale: Iran (che ne è già in possesso); Siria (ne ha un gran bisogno); Yemen; Iraq (sarebbe molto utile per Hashd al-Shaabi) e Libia.
E questo ci porta all’allegra questione di una forza navale russa in giro per i Caraibi, guidata dalla fregata Admiral Gorshkov, dotata di missili ipersonici, e dal sottomarino nucleare Kazan.
L’indispensabile Andrei Martyanov ha osservato come la Gorshkov “trasporti 32 Onyx, Zircon, Kalibrs e Otvet. Si tratta dei missili da crociera più avanzati e letali della storia, con un serio pedigree da combattimento.
Anche la Kazan, che è una SSGN di classe Yasen, porta 32 VLS e, inoltre, ha 10 tubi lanciasiluri che possono sparare non solo siluri”.
Ovviamente questa forza navale non è lì per lanciare la terza guerra mondiale.
Martyanov spiega che “sebbene entrambe possano colpire tutta la costa orientale degli Stati Uniti e del Canada, non sono lì per questo motivo.
Dio non voglia che se si dovesse arrivare a una vera Terza Guerra Mondiale, ci sono un sacco di Bulavas, Avangards, Sarmats e Yarses per affrontare questa orribile faccenda.
No, sia Gorshkov che Kazan sono lì per dimostrare che possono raggiungere qualsiasi nave da combattimento o nave strategica che trasporta qualsiasi set militare da combattimento dal Nord America all’Europa, nel caso in cui qualche pazzo decida di provare a sopravvivere a una guerra convenzionale con la Russia nel 404”.
La cosa ancora più intrigante è che dopo aver trascorso un periodo all’Avana, la forza navale rimarrà nei Caraibi per una serie di esercitazioni – e sarà raggiunta da altre navi della Marina russa.
Rimarranno in queste acque fino alla fine dell’estate dei pericoli.
Nel caso in cui a qualche pazzo venisse qualche idea stravagante.
Le Forze Armate dell’Ucraina (AFU) sono già in grado, tramite la NATO, di distruggere beni russi sia militari che civili – depositi di petrolio, aeroporti, impianti energetici, nodi ferroviari, persino concentrazioni di truppe.
Ognuno e il suo vicino staranno aspettando le risposte “simmetriche”.
A tutti gli effetti, la decisione cruciale è stata presa dalla plutocrazia rarefatta che dirige lo spettacolo: costringere l’Europa alla guerra contro la Russia.
Questa è la logica che sta dietro a tutto il kabuki retorico su una “Schengen militare” e una nuova cortina di ferro dall’Artico attraverso i chihuahua del Baltico fino alla rabbiosa Polonia.
Traduzione a cura di Lorenzo
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