L’ultima trincea dell’ortodossia
Lorenzo Berti
Sono trascorsi ormai 15 anni dal 1 Febbraio 2009 quando nella Cattedrale di Cristo Salvatore il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad viene nominato Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ dopo una netta vittoria (508 a 169) nel voto conciliare dei vescovi.
Questo periodo di tempo è stato ed è tuttora denso di sfide per la Chiesa Ortodossa russa. Sfide già previste nel discorso alla cerimonia di intronizzazione: “Questo ministero assume un significato speciale nella situazione sorta dopo la formazione di stati indipendenti nello spazio della Rus’ storica. Il Patriarca è chiamato a prendersi cura della conservazione e del rafforzamento dei legami spirituali tra i popoli che li abitano per preservare il sistema di valori che la civiltà ortodossa della Santa Rus’ presenta al mondo”.
Non a caso uno dei primi viaggi all’estero, dopo meno di sei mesi dalla nomina, fu in Ucraina dove venne accolto da centinaia di migliaia di fedeli ma anche contestato da alcune piccole frange di ultranazionalisti.
“Per la Chiesa Ortodossa russa Kiev è la nostra Costantinopoli con la sua Basilica di Santa Sofia. È il centro spirituale e la capitale dell’ortodossia russa”, proclamò il Patriarca. Stesso concetto ribadito anche nel Settembre 2009 a Minsk: “Bielorussia, Russia, Ucraina e Moldavia rappresentano un’unica civiltà, basata su una comune fede ortodossa”.
A DIFESA DELL’UNITA DELLA RUS’
Con l’inizio dell’operazione militare russa in Ucraina nel 2022, Kirill sottolinea gli aspetti ideologici del conflitto: “Siamo l’ultima trincea sia dell’Ortodossia che dell’ordine mondiale ‘normale’, fondato su valori elementari come la famiglia tradizionale e con il diritto dei cristiani di non vedere distorta la loro fedeltà a Cristo e al Vangelo da una propaganda perversa. È molto importante che il nostro Paese, basato su una tradizione spirituale e culturale secolare che ha formato un proprio codice di valori morali, sia in grado di guidare la resistenza all’avvento del male globale nel mondo. Tutte le forze dell’Anticristo verranno lanciate contro il nostro Paese. E qual è il nucleo della resistenza spirituale? La Chiesa Ortodossa. Pertanto, voi ed io, fratelli, non abbiamo davanti a noi tempi facili. Dobbiamo mobilitarci, siamo in prima linea nella difesa spirituale”.
Il Patriarca non manca di ricordare la persecuzione che la Chiesa Ortodossa subisce nei territori sotto il controllo del regime nato da EuroMaidan, rivolgendo una preghiera speciale a riguardo: “Signore Dio degli eserciti, Dio della nostra salvezza, guarda con misericordia i tuoi umili servi, ascolta e abbi pietà di noi. Coloro che vogliono combattere hanno preso le armi contro la santa Rus’, desiderosi di dividere e distruggere il suo unico popolo. Sorgi, o Dio, per aiutare il tuo popolo e concedici la vittoria attraverso la tua potenza”.
DUE NUOVE CHIESE AL GIORNO
Dal punto di vista dell’organizzazione interna alla Chiesa, Kirill si è prodigato per rafforzarne il legame con il territorio. All’inizio del 2009 esistevano 159 diocesi con poco più di 30mila sacerdoti mentre oggi sono 325 con quasi 42mila sacerdoti. Anche il numero dei vescovi è raddoppiato passando da 200 a 401. “Per ritornare alla struttura originaria della chiesa, che dava al vescovo la possibilità di essere veramente vicino al suo clero e al suo popolo, questo deve conoscere tutti i suoi sacerdoti. Deve sapere cosa respirano, qual è il loro umore, la loro posizione in famiglia, la loro educazione. Deve sapere esattamente cosa sta succedendo in ogni parrocchia: se c’è qualche sviluppo lì o no, se il sacerdote serve con zelo o, scusatemi, pensa soprattutto ai soldi, se le chiese vengono restaurate o no, se i giovani si radunano lì oppure no, se vengono compiute o meno opere di beneficenza”, spiega il Patriarca.
Di pari passo il numero delle chiese è aumentato vertiginosamente, passando dalle 29.263 del 2009 alle 41.151 del 2023, con uno straordinario ritmo di costruzione di oltre due nuove chiese al giorno.
Viene dedicata una maggiore attenzione alla formazione teologica dei futuri pastori, attraverso riforme e aumento dei finanziamenti a seminari e accademie ecclesiastiche, e si intensificano le opere caritatevoli. Ogni parrocchia deve avere dei responsabili che si occupano a tempo pieno della beneficienza, divenuta di fondamentale importanza soprattutto dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. La Chiesa ha aperto centri di assistenza in tutte le principali località dei nuovi territori, da Severodonetsk a Melitopol, distribuendo migliaia di tonnellate di aiuti umanitari a sfollati e feriti.
CONSIGLIO MONDIALE DEL POPOLO RUSSO
Già da prima della sua intronizzazione, Kirill aveva capito l’importanza di lavorare per migliorare la cooperazione tra Stato e Chiesa. Ciò non vuol dire compromettere la religione con la politica ma rendere la Chiesa Ortodossa una delle principali forze con la quale confrontarsi. A tale scopo lo strumento più importante è il Consiglio Mondiale del Popolo Russo, una sorta di ‘think tank’ ortodosso fondato nel 1993 con il contributo determinante proprio di Kirill che oggi lo presiede in qualità di Patriarca.
Il Consiglio Mondiale del Popolo Russo, presente con sezioni locali in tutte le 89 regioni della Federazione Russa, mira ad influenzare i processi decisionali su una serie di questioni politiche quali crescita demografica, prevenzione degli aborti, sostegno alle famiglie numerose e restrizione delle politiche migratorie.
L’introduzione del riferimento alla fede in Dio nella nuova costituzione del 2020 è un segnale della rinnovata influenza della Chiesa Ortodossa nella società russa, un fatto in netta controtendenza rispetto alle nazioni occidentali sempre più secolarizzate e lontane da una dimensione spirituale.
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