Carla Peroni
Con la locuzione “transizione energetica” o ecologica si intende il passaggio dall’utilizzo di fonti energetiche di origine fossile all’utilizzo di fonti a basso impatto, cosiddette “green” e “ecosostenibili” derivanti da energie rinnovabili e nucleari.
Mentre fino a pochi anni fa nessuno di noi avrebbe osato accostare la parola green alla parola nucleare, oggi sembra sufficiente a definire pulito il non essere di origine fossile.
Tutto questo è solo l’ultima folle conseguenza del cosiddetto “greenwashing” capitalistico e liberal col quale ci hanno fatto credere, solo per fare un esempio, che le nostre case per essere ecologiche e sostenibili debbano essere rinchiuse in costosissimo cappotto termico fatto di polistirolo (che ricordiamo viene ricavato dallo stirene il quale a sua volta deriva dal cattivissimo derivato fossile conosciuto come petrolio).
L’altra folle conseguenza del greenwashing è l’idea della ZTL fascia verde che comporta lo stop a tutti i veicoli non elettrici/ibridi in nome di questo ecologismo da due soldi utile solo al sostentamento forzato in vita del sistema capitalistico ormai in crisi irreversibile.
Che tutto questo fosse non solo folle ma finto, noi del mondo del dissenso lo stiamo dicendo da anni, eppure non ci saremmo aspettati che la conferma più autorevole arrivasse addirittura dalla COP28 di Dubai, l’annuale conferenza convocata dalle nazioni unite per affrontare il problema del cambiamento climatico.
Ebbene è proprio da questo convegno che è emerso un dato interessante: mentre dicono ai cittadini che devono indebitarsi con banche e finanziarie (ricordiamo che il capitalismo si fonda e regge sul debito) per comprare costose auto elettriche considerate erroneamente ecologiche, dall’altra le stesse banche investono miliardi di euro sulle energie fossili.
Eh già, proprio coloro che ci dicono di andare a piedi o in bici perché la benzina inquina, poi chiudono gli occhi su questi investimenti delle banche sulle imprese dei combustibili fossili.
Da BNP Paribas passando per Deutsche bank e ING fino a Unicredit e intesa, le banche nonostante gli accordi di Parigi, hanno investito oltre 281 miliardi di euro in queste imprese.
Cosa significa in estrema sintesi tutto ciò?
Che se l’industria del fossile dovesse cessare, fallirebbero tutte le banche e si aprirebbe una crisi senza precedenti.
Ecco qui svelato quindi il vero piano capitalistico finto ecologico: indebitatevi!
Il debito è green, sì, ma come i dollari.