di Fabio C. Maguire
Dopo lo scoppio della crisi in Medio Oriente, Washington ha reindirizzato le proprie attenzioni e consulenze verso Tel Aviv, abbandonando Kiev e il Presidente Zelensky.
La Casa Bianca aveva annunciato la possibilità di un pacchetto da 100 miliardi di dollari che potesse coprire contemporaneamente le spese militari di Israele e Ucraina.
La Segretaria del Tesoro americano, Janet Yellen, seppur aveva ripetutamente lamentato il rischio di un default, ha dichiarato che gli Stati Uniti saranno in grado di sostenere parallelamente lo sforzo bellico israeliano ed ucraino e garantire un’assistenza duratura e completa ai due eserciti impegnati in uno scontro esistenziale rispettivamente contro la comunità palestinese e l’esercito russo.
Ma la situazione per Kiev è peggiorata notevolmente nelle ultime settimane.
Infatti, le parole della Casa Bianca sono inverosimili, dal momento che il Congresso USA, ancora prima della crisi mediorientale, aveva avvertito dell’incapacità degli Stati Uniti di sostenere una guerra prolungata in Europa orientale.
Inoltre, il sostegno che verrà riservato all’Ucraina sarà ovviamente inferiore rispetto all’ausilio che gli States si apprestano a fornire ad Israele.
Questo perché il regime israeliano rappresenta un baluardo americano in Medio Oriente e che permette a Washington di curare i propri interessi nella regione senza dover impegnare un numero significativo di forze.
I 60 miliardi di dollari da destinare all’Ucraina non verrano mai approvati da un Congresso che si era dimostrato scettico e sfiduciato sul collasso imminente della Russia.
A peggiorare la situazione per il Presidente Zelensky sono state poi le iniziative intraprese dalle FFAA russe nell’ultima settimana che, seppur dopo un dispendioso sacrificio di uomini e mezzi, è riuscita a conquistare importanti roccaforti ucraine, in particolare nel settore orientale del fronte.
Ma il collasso dell’esercito ucraino deve ancora verificarsi.
Questo potrebbe avvenire a breve durante la battaglia per Avdeevka, un’importante postazione militare che è stata trasformata in una vera e propria roccaforte inespugnabile dagli ucraini.
Da qui, sin dal 2014, il regime golpista di Kiev ha colpito indiscriminatamente la città di Donetsk, causando la morte di molti civili e la distruzione di strutture vitali per la comunità.
Il dramma che potrebbe consumarsi per l’AFU sarebbe quello di venire accerchiati in un enorme sacca e, viste le ultime operazione, l’obbiettivo di Mosca è proprio quello di circondare la cittadina ed eliminare progressivamente le grandi unità di militari ucraini presenti.
L’offensiva procede lentamente ma con successo.
La Russia è riuscita a penetrare da nord e da sud, occupando importanti e strategiche posizioni per colpire Avdeevka, la quale è ininterrottamente sotto il fuoco dell’aviazione e dell’artiglieria russa da oltre una settimana.
La sconfitta sarà esiziale per Kiev e potrà compromettere seriamente le capacità reattive del regime.
Il Presidente Zelensky, secondo The Nation Interest, dovrà adesso accettare le condizioni dei russi, ciò significherà smilitarizzazione, neutralità e la perdita di una cospicua porzione di territorio.
L’Ucraina ha avuto tre occasioni per negoziare e concludere la guerra: durante i colloqui in Bielorussia, nei negoziati promossi da Tel Aviv poco dopo ed infine ad Ankara, dove si sembrava aver trovato un punto d’incontro tra le parti.
Per aver ascoltato l’Occidente l’Ucraina pagherà duramente e la responsabilità è solo ed esclusivamente della NATO.