Dal sangue della trincea nasceva davvero l’Italia
Giuliano Castellino
Siamo l’unica nazione al mondo che festeggia una sconfitta militare e l’inizio di un’occupazione straniera.
Il 25 aprile, invece di piangere i nostri caduti per la libertà nazionale e abbrunare i tricolori per ricordarci di essere un popolo senza sovranità ed una Patria senza indipendenza, assistiamo a ridicole parate e celebrazioni.
Strana davvero l’Italia…
Mentre il 4 novembre, giornata della vittoria (seppur poi mutilata e tradita…), non si festeggia ed anzi pochissimi sanno cosa significa questa data per la nostra storia e tradizione.
Eppure il 4 novembre sarebbe una ricorrenza importantissima, soprattutto per una nazione e un popolo come il nostro, che hanno pochi momenti di condivisione, che sono stati spesso avvelenati dalle guerre fratricide e da ideologie del passato.
Il 4 novembre è la giornata della vittoria!
L’unica della nostra storia moderna.
È la nascita della vera Italia, non quella imposta dalle massonerie inglesi.
Per la prima volta, dopo secoli, piemontesi, veneti, romani, calabresi, sardi e tutti gli altri si sono ritrovati spalla a spalla.
Nel sangue e nel fango delle trincee si faceva l’Italia, che con coraggio ed onore tentava di superare le guerre di un secolo prima, quando inglesi e piemontesi decisero di occupare il Regno delle due Sicilie e lo Stato del Vaticano.
L’Italia moderna, pochi sanno, non fu una volontà popolare, né una rivoluzione contro lo straniero, come la storiografia vorrebbe imporre come verità.
L’Italia sabauda nacque con imperialismo e terrore, con un vero e proprio genocidio della gente del Sud.
Fu una guerra giacobina contro popoli, tradizione e Fede.
Il Sud Italia venne raso al suolo, in milioni massacrati, deportati o costretti a fuggire in America.
Le scuole vennero chiuse per decenni.
Una linea ferroviaria venne edificata a sfregio su tutta la costa tirrenica.
Briganti ed insorgenti vennero fucilati o rinchiusi nelle patrie galere.
A Porta Pia i piemontesi entrarono con carrelli pieni di bibbie protestanti e la prima azione fu l’apertura del Ghetto.
Nella Roma occupata dai massoni addirittura il corteo funebre di Papa Pio IX venne assaltato.
Per ben tre volte ebrei, massoni e giacobini provarono a buttare la bara del Santo Padre nel Tevere.
Eroica fu la resistenza del popolo romano che respinse gli assalti ed innalzò le bandiere papaline da San Pietro al Verano, una marcia contro l’occupazione sabauda.
Insomma, la tanto decantata unità d’Italia c’entrava poco con la Patria cantata da Dante, edificata dai Cesare, dalle radici romane.
Era ben lontana anche da quella dei campanili, seppur divisa, unita da un’unica Croce e religione, tradizione e cultura.
Fu nel filo spinato e nei cunicoli della Grande Guerra che l’Italia tornò agli italiani.
Milioni di soldati, da sud a nord, partirono per combattere per i sacri confini.
Non fu una guerra gonfia di onore…
Partimmo dalla parte giusta – quella dell’Austria e di chi difendeva la tradizione romana e continentale – ci ritrovammo con i nostri nemici di sempre, inglesi, francesi e americani.
Ma fu comunque una vittoria di tutta l’Italia. Conquistata da tutti gli italiani.
Quegli italiani che poi, tornati dal fronte, furono protagonisti della più grande rivoluzione nazional-popolare della storia moderna.
Quegli italiani hanno davvero costruito l’Italia e restituito la Fede al popolo e il popolo alla Fede.
Furono quei soldati a prendere a pedate chi voleva un’Italia inglese.
Quei soldati presero a calci massoni e banchieri. Tolsero potere alla monarchia e diedero istruzione ad un popolo analfabeta.
Quei valorosi combattenti costruirono il primo Stato sociale italiano.
Sempre questi soldati fecero trionfare il marmo bianco contro la palude e la malaria.
“Ricordo l’Italia ferita, i reduci offesi da fame e terrore e il sogno rinascere ad ottobre, antichi valori rinascere in me. Quando l’Europa sperava…”
Così recita una vecchia canzone degli Hyperborea… furono quei soldati a restituire speranza all’Italia e agli italiani.
Per tutto questo il 4 novembre meriterebbe di essere l’unica FESTA NAZIONALE.
Ma forse è proprio per tutto questo che viene lasciata nel dimenticatoio e cancellata dalla memoria collettiva.
Come potrebbero servi della Nato, servi di Washington, Tel Aviv, Bruxelles e Davos, massoni, usurai e sfruttatori rendere onore a chi ha combattuto ed è caduto per un’Italia libera, sovrana e popolare?
Meglio il culto della sconfitta e della sottomissione del 25 aprile… festa dei servi e dei traditori.