di Diego Fusaro
Si vota il 25 settembre: in questo modo, le reali forze del dissenso difficilmente avranno modo di organizzarsi e di unirsi.
E la vittoria sarà garantita per qualche partito fintamente oppositivo, che già ora ha notevoli consensi e che oltretutto ha già dato garanzie in senso di europeismo e atlantismo.
E che naturalmente svolgerà la parte di opposizione pilotata, buona solo a garantire il consenso all’ordine dominante fingendo di dare voce al dissenso.
Non mi stancherò di dirlo: solo se unite, le forze del dissenso potranno trionfare.
Per forze del dissenso intendo in ultima istanza tutte quelle che per una via o per un’altra, anche con presupposti ideologici assai distanti tra loro, sono giunti alla rivolta contro l’ordine della globalizzazione capitalistica sul piano sociale, economico, culturale, spirituale. Perché le forze del dissenso si uniscano, è necessario che venga sconfitto il neoliberismo che abita in ciascuna di esse; neoliberismo che, in coerenza con la sua essenza, le porta a competere fra loro anziché a cooperare.
Ed è altresì necessario che suddette forze superino integralmente la dicotomia destra-sinistra.
Tale dicotomia, oggi è del tutto superata e, di più, serve solo a dividere le masse oppresse in basso: la vera dicotomia è oggi quella tra alto e basso, dove naturalmente destra e sinistra sono solo forze di rappresentanza dell’alto contro il basso, dei dominanti contro i dominati.
A sua volta, l’alto rappresenta l’interesse del capitale che vive in maniera parassitaria del lavoro altrui.
E il basso coincide con il polo rappresentante le classi che vivono del proprio lavoro, vale a dire il vecchio proletariato e il vecchio ceto medio.
Paradossalmente, le forze a sostegno del potere del neoliberismo cosmopolita sono tanto più unite quanto più appaiono divise e in conflitto.
La loro finta conflittualità coincide In verità con l’essenza stessa del neoliberismo in quanto finto pluralismo, dove i plurali sono tutti nuances del medesimo.